Un retroscena che spunta dopo molti anni in ambito motoristico e che riguarda l’ex presidente del consiglio italiano Romano Prodi.
Uno degli uomini politici più importanti d’Italia degli ultimi anni è sicuramente Romano Prodi. Ovvero l’ex professore nativo di Bologna che per due volte è stato Presidente del Consiglio, prima dal 1996 al 1998, poi dieci anni dopo tra il 2006 ed il 2008. Ma in pochi sanno che negli anni ’80 ha avuto un ruolo importante dal punto di vista industriale e finanziaria del Paese.
Incredibile ma vero, ancora oggi si discute di quello che fu un passaggio storico per il mercato e l’industria automotive italiana. Ovvero quando negli anni ’80 l’Alfa Romeo passò di diritto nelle mani di Fiat, vista la situazione economica compromessa dello storico marchio milanese.
Una decisione che fu presa nel 1986 da Prodi, l’allora presidente dell’Iri, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale che garantiva già da parecchi anni la stabilità all’Alfa Romeo. La quale però, come detto, in quel decennio era azienda ricca di debiti e di problematiche finanziarie. Dunque il pacchetto azionario del Biscione fu messo in vendita.
Prodi doveva scegliere tra cedere l’Alfa Romeo alla Fiat stessa, restando così in ambito tutto italiano, oppure ai rivali statunitensi della Ford, che si erano palesemente interessati allo storico marchio. La decisione dell’ex presidente del Consiglio italiano fu di rimanere in ambito nazionale, propendendo per la società della famiglia Agnelli.
Il Ministro Urso contro Prodi: si discute il passaggio dell’Alfa in Fiat
Dunque oggi, a quasi 40 anni di distanza da quel passaggio storico, anche si discute del fatto come scelta controversa e dubbiosa. In particolare il Ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso è da poco tornato a criticare la decisione di Prodi. A parere del politico, cedere l’Alfa Romeo alla Fiat non è stata una mossa saggia all’epoca dei fatti.
Il ministro Urso, in un incontro pubblico recente, ha dichiarato: “Il grande errore della politica delle auto è quando il presidente dell’Iri Romano Prodi decise di vendere l’Alfa Romeo alla Fiat e non di accogliere l’investimento della Ford”. In particolare il ministro ha fatto intendere che ciò ha garantito una caduta di competitività in Italia nel mercato automobilistico, visto che negli altri paesi occidentali vi sono almeno 3-4 case automobilistiche di primo piano.
Romano Prodi, chiamato in causa, ha fatto sapere di non essere d’accordo con questo giudizio. Bensì di aver agito per mantenere competitiva l’azienda italiana accorpandola con la Fiat, ben più in salute ed in ascesa negli anni ’80. L’ex primo ministro si è detto stupito di questo attacco, ricordando a Urso che l’offerta della famiglia Agnelli all’epoca fu molto più alta e conveniente di quella in arrivo dalla Ford.