La battaglia degli automobilisti italiani contro gli autovelox continua, ma una nuova norma rischia di compromettere tutto: bisognerà pagare
Qual è l’argomento che divide nettamente gli automobilisti (e i motociclisti) da una parte e le istituzioni dall’altra? Facile, se, parliamo di multe troviamo due schieramenti opposti. E se ancora di più parliamo di autovelox, il solco si allarga ancora di più. Eppure le regole sono molto chiare, anche se la loro applicazione lascia spesso sconcertati.
A Cadoneghe, paese nel Padovano che vanta un record di 24mila multe in un mese dall’autovelox piazzato sulla statale, qualcuno lo scorso giugno lo ha fatto saltare letteralmente in aria. E adesso gli abitanti della zona parlano di “rapina a multa armata”. A Gambolò, in provincia di Pavia, in tre mesi tra febbraio e maggio scorso, oltre 30mila contravvenzioni, per circa 1 milione di euro nelle casse del Comune. Ma sono solo esempi di una galassia molto più ampia.
L’unica arma a disposizione di chi riceva la multa, al momento, è quella di contestare proponendo ricorso al giudice di pace. E c’è un modo anche per spuntarla, perché lo dice la Cassazione con una sentenza che fa giurisprudenza.
La presenza di un apparecchio autovelox sulle strade italiane deve essere sempre segnalata in modo adeguato e chiaro, per consentire a tutti gli automobilisti di adeguarsi in caso. Vale anche per le multe elevate grazie a dispositivi presenti a bordo delle auto delle forze dell’ordine, ma non segnalati.
In alternativa c’è sempre una buona regola da seguire, quella della prudenza unita alla conoscenza del Codice della strada. Nei centri cittadini i limite è sempre di 50 km/h, quando non scende a 30 km/h, e questa è una regola che vale per tutti. Quindi non è ammessa l’ignoranza, che può costare molto cara.
Rivoluzione autovelox, cambia tutto: con la nuova norma gli automobilisti sono fregati
Ora però c’è una decisione del governo Meloni che sta facendo molto discutere anche se per adesso non è entrata in vigore. La regola generale prevede che tutti autovelox, prima di essere installati sulle strade italiane, siano sottoposti a controlli e tarature.
Questo serve per omologarli alla segnalazione dei limiti di velocità permessi e deve avvenire prima di farli funzionare. Chi riceve una multa deve essere certo che l’apparecchio sia stato tarato bene e a prova di errore. Fino a 4 km/h in più rispetrto al limite siamo in regola, da 5 in su no e quindi scatta la contravvenzione.
Di recente però alcune modifiche introdotte dal Consiglio dei ministri hanno semplificato il processo di approvazione degli autovelox. In particolare è stato deciso di eliminare la necessità di seguire la procedura di omologazione prevista dal Codice della strada.
Questo cosa significa in concreto? Che se un autovelox dovesse funzionare male o comunque non fosse perfettamente tarato, i conducenti non potranno più impugnare la multa per un errore del dispositivo. Quindi multa da pagare, mentre fino ad oggi potevano appellarsi a questo per farla rigettare e stracciarla.
Ma come funziona la procedura di approvazione? Il produttore dell’apparecchio presenta una richiesta all’Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale, unendo anche le certificazioni tecniche e una relazione sulle sue caratteristiche. Se manca il certificato di omologazione, quindi, i Comuni non possono installare quell’autovelox.
Fino ad oggi è stato così. Ma l’idea del governo Meloni è quella di una sanatoria per equiparare i modelli potenzialmente a rischio errore a quelli omologati. In particolare nella proposta di modifica al Codice della strada è stata introdotta una revisione all’articolo 142, comma 6, sull’impiego degli autovelox.
Una norma per semplificare il processo di approvazione da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, eliminando la necessità di uno scrupoloso processo di omologazione. Lo stesso che è richiesto per dispositivi come cronotachigrafi ed etilometri. Tutto questo rischia di aumentare il numero di sanzioni emesse e di annullare probabili cancellazioni.