Un grande costruttore prossimo alla crisi? Ecco cosa sta succedendo in sede e qual è il primo e doloroso passo che verrà compiuto.
Che l’automotive stia vivendo un fase di difficoltà è noto ormai da tempo. Il Covid prima e lo scoppio della guerra in Ucraina poi, hanno evidentemente fatto inceppare degli ingranaggi che fino al 2019 sembravano funzionare alla perfezione. Ai forti rincari, si è sommata la mancanza di microchip, un impasse che sta rallentando il processo distributivo dei veicoli, tanto che per rinnovare il proprio mezzo si può ancora arrivare ad attendere addirittura un anno.
La conseguenza più immediata a questo fenomeno è l’incremento netto della vendita di macchine usate. E ad oggi, gli stessi operatori ammettono che per comprare dei modelli ormai consumati e con molti km alle spalle, si devono mettere sul tavolo parecchie migliaia di euro.
Questi discorsi valgono soprattutto per le auto a benzina o a diesel. Ma cosa succede per quelle elettriche? Le problematiche sono le medesime. In alcuni Paesi d’Europa sono molto diffuse per via della facile reperibilità dell’energia necessaria per alimentare le batterie. ma in nazioni come la nostra fanno ancora fatica a sfondare. Le ragioni sono molteplici: il costo elevato di partenza, l’obbligo a dover riorganizzare il modo di viaggiare, pianificando in anticipo le soste per fare il recharge, e un certo scetticismo sulla tecnologia per quanto concerne l’effettivo beneficio ambientale.
Per tutte queste motivazioni i numeri dei veicoli piazzati è minore delle attese e adesso un produttore in particolare ha dichiarato di voler modificare il propria programma, purtroppo per i lavoratori a loro scapito.
Stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, i prossimi mesi saranno cruciali in Volkswagen e già svariate lettere di licenziamento sono state preparate in attesa soltanto della consegna. Il brand tedesco non sarebbe per nulla soddisfatto dei numeri relativi alla vendita degli EV e per questo si sarebbe detto pronto a prendere un percorso brutale, quanto inevitabile.
Dalle analisi dell’azienda di Wolfsburg emerge che la vendita di automobili prive di emissioni tossiche sarebbe in costante calo. Ciò è dovuto all’ampia concorrenza, sempre più agguerrita, come l’americana Tesla con la Model 3, e al taglio agli sconti in Germania.
Da inizio settembre i bonus statali per convertirsi ad una motorizzazione non inquinante sono terminati e i tedeschi non sarebbero più disposti a tirare fuori le cifre elevate richieste.
Dunque, a fronte di tale passo indietro nei profitti la dirigenza avrebbe deciso di tagliare circa 300 posti di lavoro nello stabilimento di Zwickau. Detta così potrebbe sembrare una questione da poco, ed invece sarebbe soltanto l’avvio di un effetto domino che andrà a colpire fino a 2mila dipendenti con contratto a tempo determinato.
La scelta della zona da colpire non arriva a caso, ma è ben ponderata alla luce della grande produzione. Proprio in Repubblica Ceca, il brand germanico sforna ben 1400 unità al giorno utilizzando la piattaforma MEB.
Sulla carta da qui ai prossimi 12 anni avrebbe dovuto rilasciare 330mila autovetture a spina, ma il crollo dell’interesse verso l’elettrico ha costretto la compagnia, comunque leader di settore macchine a spina con un +68% di immatricolazioni nel 2022, a rivedere i suoi piani.
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