Tenere sotto controllo il prezzo carburanti è naturale per capire quanto si possa spendere in fase di rifornimento. Non ci sono però buone notizie per gli automobilisti.
Spostarsi in auto con cadenza quotidiana per alcuni è una necessità, specialmente se si lavora lontano da casa e non è possibile arrivare a destinazione attraverso i mezzi pubblici. Questo inevitabilmente comporta una spesa che può non essere indifferente per il rifornimento, in modo particolare se il tragitto da fare è medio lungo. Per chi si trova in questa situazione attualmente il quadro è tutt’altro che incoraggiante, a maggior ragione da inizio 2023, in concomitanza con l’eliminazione del taglio delle accise deciso dal governo, che permetteva di risparmiare circa 30 centesimi al litro.
Da allora il problema è diventato sempre più ampio, anzi ci sono stati alcuni gestori che sono stati accusati di speculare ai danni dei consumatori, pur rimandando al mittente questa teoria. Tanto per cambiare, però. le prospettive per il prossimo futuro non appaiono incoraggianti.
La corsa al rialzo del prezzo carburanti prosegue però in maniera incessante da mei e sta mettendo in difficoltà tantissime famiglie, già stremate da altri aumenti. Pensare di limitare l’utilizzo della vettura è però per alcuni improponibile, proprio per questo c’è chi è arrivato a cambiare le proprie abitudini e a fare rifornimento a un distributore differente se ne ha individuato uno meno caro.
Altrettanto utile può essere l’ausilio di Google Maps, che consente di capire in tempo reale se ci siano incidenti. Questi andrebbero assolutamente evitati non solo per non generare ritardi al proprio viaggio, ma soprattutto perché i continui rallentamenti influiscono sul consumo di benzina e diesel.
Lo scenario per il prossimo futuro potrebbe essere però tutt’altro che positivo, al di là degli alti e bassi che possono esserci periodicamente. A causarlo è la nuova direttiva europea 959 del 2023 del Parlamento e del Consiglio, che introduce una riforma del sistema ETS (Emission Trading System) che governa lo scambio di quote di emissioni di CO2. Il provvedimento, che dovrebbe entrare in vigore nel 2027, porterà le compagnie petrolifere a pagare per le emissioni di CO2 generate nella produzione di carburanti. Non è difficile immaginare come questo possa influire in maniera decisiva sul costo finale per gli automobilisti di benzina e diesel.
La nuova direttiva europea che riguarda le emissioni di CO2 avrà, come è facile immaginare, conseguenze da non sottovalutare anche per gli automobilisti. Al momento visto che manca ancora qualche anno all’estrata in vigore del provvedimento sono ancora pochi i dettagli disponiibli per i conducenti, da quanto trapela i fornitori di carburante non potranno trasferire più della metà dei costi ai consumatori finali.
Chi pensa che questo sia positivo, però, rischia di ricredersi. La percentuale, infatti, non ha una grande rilevanza, mentre contano di più gli ordini di grandezza, proprio per questo il rischio salasso è all’orizzonte ed è concreto.
Si punta comunque a limitare il nuovo prezzo delle quote CO2 a un massimo di 45 euro per tonnellata, che sta a indicare un costo aggiuntivo di 10 centesimi per litro di benzina e 12 centesimi per litro di gasolio. Se si proseguirà però con la salita verso l’alto vista negli ultimi mesi, il quadro potrebbe essere quasi catastrofico.
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