La polizia non può recuperare una moto rubata per un motivo ben preciso. L’assurda legge che ha messo in difficoltà il proprietario che l’ha rintracciata
Quella che vi stiamo per raccontare è una di quelle storie di cui non si riesce a capirne il senso. Molto probabilmente, la tecnologia sta facendo dei passi da gigante molto più lunghi di quanto non riescano le normative in materia, visto che gli stessi agenti si trovano con le mani legate anche quando hanno tutti gli spunti per poter agire. Di certo, il protagonista di questo avvenimento non deve averla presa affatto bene, ma purtroppo la legge non può essere infranta.
Ci troviamo negli Stati Uniti, a Chicago, dove un uomo ha subito il furto della sua motocicletta, anche se poi è riuscito a rintracciarla grazie ad un dispositivo che si trovava sotto la sella. Questo strumento era collegato ad un GPS, il quale permetteva ad un’applicazione di poter vedere dove si trovasse sulla mappa. Una volta che il proprietario della moto ha scovato dove si trovava il rifugio del ladro, lo ha comunicato immediatamente alla polizia, ma gli agenti non sono potuti intervenire.
Nessuno potrebbe mai credere a qualcosa del genere, ma questa storia è basata proprio su un regolamento ben preciso. Quello che possono fare gli agenti in questo momento, come lo stesso proprietario, è attendere che il ladro effettui una mossa sbagliata. Quest’ultimo, per il momento, non sembra essersi accorto del GPS posizionato sotto alla sella, ma se lo facesse potrebbe anche disfarsene, facendo perdere le sue tracce.
La richiesta d’aiuto e la risposta negativa
Fondamentalmente, gli agenti potrebbero muoversi solamente nel caso in cui il ladro uscisse con la motocicletta dal luogo in cui l’ha parcheggiata. La mappa del proprietario gli indica che il suo mezzo tanto amato si trova all’interno di un garage e, molto probabilmente, si mobiliterà per effettuare degli appostamenti in quel determinato luogo, anche se è vietato e sconsigliato fortemente.
Forse l’unica mossa plausibile potrebbe essere questa, anche se non sarà facile trovare il tempo per poter fare degli appostamenti, né da parte sua né di quella degli agenti, impegnati in molte attività quotidiane differenti.
L’AirTag posizionato sotto la sella e che collega a un dispositivo della Apple sembra, quindi, non poter essere utilizzato per poter compiere delle perquisizioni. Altra cosa che potrebbe fare il proprietario, sarebbe quella di richiedere un risarcimento assicurativo, “fingendo” di non sapere dove si trovi la motocicletta. Di certo, è giusto far agire la polizia per queste attività di ricerca, dato che una donna di 61 anni, la quale aveva rintracciato il suo mezzo con l’AirTag, è stata uccisa per aver agito da sola.