Il discorso sui prezzi dei carburanti tiene banco in Italia ormai da 3 anni e ora escono fuori dei particolari davvero incredibili: una vera e propria truffa
Già prima dello scoppio della guerra in Ucraina si era registrato un rincaro davvero fuori mercato. Dallo scoppio del Covid in poi gli automobilisti si sono ritrovati a dover mettere mano al portafogli. Adesso si scoprono notizie gravissime.
Una delle eredità più pesanti del post Covid è senza dubbio l’inflazione. L’aumento del costo della vita negli ultimi anni è fuori controllo e solo ora sta arrivando ad una sostanziale stabilizzazione. Dai prodotti al supermercato fino ai carburanti, un rincaro che ha messo in ginocchio gli italiani. Stipendi aumentati in modo impercettibile e proporzionalmente al di sotto delle spese, con nessuna chance di rimanere al passo con le uscite se non tirando la cinghia.
Proprio al distributore, in concomitanza con lo scoppio della guerra in Ucraina, abbiamo osservato un rialzo fuori dalla media europea. Il famoso tetto dei 2 euro al litro è stato sfondato poco più di un anno fa e ha costretto il Governo ad intervenire per alleviare la pena sulle tasche degli automobilisti. Ora si viene a scoprire, però, che forse questi rincari non erano solo legati al prezzo del greggio al barile o alle vicissitudini della geopolitica mondiale.
Secondo l’Antitrust infatti c’è stato qualcosa di più. L’autorità governativa ha avviato un’istruttoria nei confronti di Eni, Esso Italiana, Saras, Kuwait Petroleum Italia (Q8), Tamoil Italia, Repsol Italia, Italiana Petroli e Iplom. Il motivo? Si ipotizza un accordo irregolare sul costo della componente bio, sostanza che in base alle norme europee deve essere obbligatoriamente mescolata agli idrocarburi di origine fossile.
Carburanti, possibile “truffa” sulle componenti bio: l’Antitrust indaga
Secondo quanto riportato dal “Fatto Quotidiano“, la pratica si sarebbe svolta negli ultimi 3 anni attraverso la pubblicazione di annunci delle compagnie petrolifere su “La Staffetta Quotidiana“, iniziati da Eni nel gennaio 2020. L’Antitrust sta conducendo ispezioni nelle sedi delle compagnie petrolifere per verificare se ci siano state delle violazioni del Trattato UE sulla libera concorrenza.
L’Autorità ipotizza un coordinamento tra le varie parti in causa per fissare un prezzo dei carburanti, partendo dalla spesa per le componenti bio, che devono rappresentare il 10% del totale carburante. Secondo quanto ricostruito dall’inchiesta, la pratica potrebbe risalire già all’inizio del 2020. Un sistema coordinato che scoperchierebbe un vaso di Pandora davvero incredibile.