I piloti di F1 sono in allarme. Un imprevisto già avvenuto in passato potrebbe ripetersi. L’appello alla FIA dei protagonisti a Silverstone.
Il Circus è sbarcato in queste ore sulla pista che per prima ospitò una prova iridata dedicata alle “monoposto” negli anni ’50. Un tracciato mitico, che ogni volta che lo si calca fa provare emozioni incredibili. E cosa dire del pubblico. Chi ha avuto la fortuna di andarci sa quanto la gente in Inghilterra sia appassionata vera.
I colori non c’entrano, esiste solamente lo sport e tutti coloro che si infilano casco e tuta meritano di essere tifati e non da venerdì o sabato, come avviene nei luoghi moderni della F1, bensì già dal giovedì gli spalti sono assiepati, così come sono affollate le aree camper attorno a circuito.
Se qualcuno non conosce il motorsport e vuole capire di cosa si tratti, il consiglio è di andare a Silverstone. Ma c’è un ma e non a caso i piloti sono piuttosto preoccupati. Non tutti i fan che entrano in autodromo sono affidabili.
Ansia in F1, cosa potrebbe succedere a Silverstone
Ne consegue che chi sarà impegnato nella gara di domenica ha ammesso di avere paura di assalti. D’altronde la storia della manifestazione ha dei precedenti in questo senso. Correva l’anno 2003 quando un ex sacerdote irlandese, tale Neil Horan, si buttò in pista con in mano un cartello a tema religioso, mentre sopraggiungevano le macchine, venendo schivato per un soffio, prima di essere fermato e spinto fuori dalle forze dell’ordine.
Un episodio solitario, di quelli senza replica? Nient’affatto. Solo dodici mesi fa, si era verificato qualcosa di analogo. In quel caso il misticismo però non c’entrava niente. L’argomento di contestazione era l’ambiente. Quando il GP si apprestava a partire, un gruppo di manifestanti sfidò gli addetti alla sicurezza protestando contro l’automobilismo che inquina l’aria di un mondo già alle prese con il riscaldamento globale.
Grazie alla bandiera rossa, immediatamente fatta sventolare per l’incidente di Zhou con l’Alfa Romeo, nessuno si fece male, ma una volta in pit lane e metabolizzata l’esperienza, i driver non nascosero il loro disturbo, tanto che oggi alla Federazione hanno chiesto un intervento.
Come affermato da Lewis Hamilton, solitamente molto vicino alle vicende pro-ambiente, se lo start dovesse essere pulito e senza interruzioni non ci si potrà permettere incursioni. A suo avviso le proteste devono essere pacifiche e nel rispetto del lavo altrui.
“Io e la Mercedes stessa siamo molto interessati all’argomento della sostenibilità, crediamo nelle battaglie in questo senso, così come siamo convinti che la nostra disciplina debba cambiare, tuttavia non vogliamo essere messi in pericolo e non vogliamo mettere in difficoltà gli altri“, ha confidato il sette volte iridato durante l conferenza stampa nel Northamptonshire.
Ancora più incisivo e tranchant il parere del connazionale Lando Norris che ha addirittura domandato punizioni esemplari per chi dovesse avere la felice idea di reclamare attenzione in maniera plateale. “Capisco nel paddock o in aree del genere, ma non in pista, in quanto si mettono a rischio le vite delle persone”, ha asserito il portacolori McLaren.
Da quanto si apprende gli agenti presenti saranno dotati di una tecnologia per facilitare il riconoscimento facciale.