La vicinanza di un mostro sacro delle corse come Valentino Rossi può rivelarsi molto pesante e impegnativa. Ecco la confessione a sorpresa.
Di recente ha vinto la Road to Le Mans, primo segno lasciato nel mondo delle quattro ruote, abbracciato a fine 2021 dopo il suo ritiro dalla MotoGP, ma Valentino Rossi è ancora più presente che mai tra le moto, specialmente a causa della sua scuderia, la VR46 Racing e dell’Academy, che sta permettendo a molti italiani di talento di emergere e farsi notare. Pecco Bagnaia, Enea Bastianini, Marco Bezzecchi e Franco Morbidelli, solo per citarne alcuni, sono tutti “figli” suoi.
E ovviamente non può mancare lui Luca Marini. Classe 1997 e giunto alla sua terza annata nella top class del mondiale, dal suo debutto ha dato prova di essere in costante crescita. Diciannovesimo al termine del campionato 2021, dodicesimo nel 2022 e attualmente sesto, ha via via preso le misure di una categoria decisamente complicata, dove il livello complessivo della concorrenza è molto elevato e ora sta cominciando a raccogliere i risultati.
Valentino Rossi, impedimento o risorsa?
In un’intervista a Il Corriere della Sera lui stesso ha riconosciuto di aver fatto passi avanti negli ultimi mesi, non solo dal punto di vista professionale. “Sono cambiato anche come persona. Tendo ad essere timido e far fatica a stare in mezzo alla gente, ma ora ho imparato ad aprirmi e in pista sono più deciso“, ha spiegato.
Chiuso e in apparenza distaccato, è un sorta di anti-divo per scelta. “Non voglio sembrare un personaggio forzando i comportamenti. Amo il mio lavoro, mi diverto e comunico come mi sento di farlo“, ha proseguito nell’autoanalisi.
Quanto si pensa a lui, è però impossibile non andare con la mente al Dottore, a cui lo accomuna la madre Stefania. Un termine di paragone piacevole, ma al contempo scomodo, che al marchigiano pare però non pesare troppo. “E’ figo essere suo fratello. Un onore e non un fastidio. Non lo è mai stato“, ha tenuto a precisare, ammettendo tuttavia come avere avuto un vincente in casa lo abbia influenzato molto. “Ha sicuramente condizionato la mia carriera e mi ha posto sotto il radar, in una posizione diversa rispetto agli altri“.
A causa di una vita girovaga, tra un tracciato e l’altro, le possibilità di incontrarsi sono sempre di meno, eppure gli insegnamenti del #46 restano fondamentali per il portacolori del team Mooney. “In particolare mi stanno aiutando molto le sue dritte sulle gomme, che sono un aspetto chiave per chi corre. Detto ciò siamo molto uniti”, ha assicurato prima di svelare come è nato il suo di amore per le competizioni, a dispetto di un padre più calciofilo.
“Ho avuto un avvicinamento graduale, perché ho sempre amato spaziare. Poi ho scoperto che la moto mi regalava quell’adrenalina in più, quelle sensazioni estreme che non riuscivo a provare altrove“, ha argomentato scrollandosi di dosso la nomea di raccomodato.
E per finire, un pensiero al suo compagno di box Bez, solo in apparenza molto diverso. “Ci assomigliamo per metodologia di lavoro, in più lui è molto meno sbarazzino di quello che sembri“, ha chiosato.