La FIAT è entrata ormai nell’immaginario collettivo, ma cosa significa davvero il suo acronimo tanto famoso e conosciuto?
Il ruolo che ha acquisito la FIAT nella storia d’Italia non è sicuramente secondo a nessuno. L’azienda torinese infatti ha rappresentato per tanti anni indiscutibilmente il marchio più importante del Belpaese, in particolar modo ha saputo rilanciare le sorti degli italiani dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Anche per questo motivo la FIAT ha saputo diventare davvero un tutt’uno con l’Italia e ormai nessuno si ricorda nemmeno più quando questo mito è nato e perché si chiami così. L’idea derivò dalle menti brillanti di Emanuele Cacherano di Bricherasio e Cesaria Goria Gotti.
I due non erano semplici imprenditori della fine del XIX Secolo, ma avevano già capito il grande potenziale che avrebbe potuto derivare un’importante diffusione di massa delle automobili. Infatti i due erano già stati apprezzati in passato per essere stati i fondatori dell‘ACI (l’Automobile Club Italia).
Inoltre non si erano solo limitati a questa grande impresa, ma si erano prodigati in passato anche al finanziamento per la realizzazione della “Accomandita Ceirano”. Quest’azienda era finalizzata per la realizzazione della “Welleyes”, una vettura che era stata progettata da Aristide Faccioli e costruita da Giovanni Battista Ceirano.
La loro idea non rimase inascoltata tra gli industriali piemontesi che avevano il grande sogno di poter dare vita a un’azienda che fosse innovativa e rappresentasse il territorio. Oltre ai due ideatori iniziali del progetto entrarono ben presto a far parte dell’iniziativa anche figure come il conte Roberto Biscaretti di Ruffia, il marchese Alfonso Ferrero de Gubernatis Ventimiglia, l’industriale Michele Lanza, l’agente di cambio Luigi Damevino, il banchiere Michele Ceriana e il possidente Lodovico Scarfiotti.
Come si può evincere, almeno inizialmente non era presente il nome della famiglia Agnelli tra i primissimi fondatori della FIAT, il che sembra quasi una bestemmia. A convincere Giovanni Agnelli a entrare a far parte di questo straordinaria Scarfiotti, con i due che erano ex commilitoni.
Quest’ultimo aveva richiesto ad Agnelli il suo inserimento nella società soprattutto per poter rimpiazzare l’addio di Michele Lanza, con quest’ultimo che si era ritirato all’ultimo. Le sue quote vennero spartite tra Agnelli il Banco di Sconto e Sete di Torino.
A questo punto si doveva decidere il nome, con il primissimo acronimo che venne pensato che fu semplicemente FIA (Fabbrica Italiana di Automobili). Era l’11 luglio del 1899 e questo fu il nome con il quale l’azienda venne registrata per la prima volta.
Inizialmente il capitale versato dai soci corrispondeva a 800 mila Lire, distribuiti in 4000 azioni, davvero tanti soldi per l’epoca. Ci vollero pochi mesi per decidere per un cambio di denominazione, perché quell’impresa era sì italiana, ma soprattutto torinese.
La società cambiò il nome prima ancora del 1900 e così nacque la FIAT, secondo l’idea di Aristide Faccioli che fu sostenuto da Cesare Goria. Il significato dell’acronimo è: Fabbrica Italiana Automobili Torino. In un periodo storico dove l’Italia era stata da poco unificata, per molti era ancora importante sottolineare il territorio di appartenenza.
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