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Agnelli, ecco com’è morto davvero: tutta la verità

Gianni Agnelli è stato uno dei personaggi più significativi e carismatici del ‘900 italiano, ma in pochi conoscono le cause della sua morte.

Per chi è nato nel secolo scorso Gianni Agnelli ha rappresentato una figura importante. Un po’ come Silvio Berlusconi, recentemente scomparso, è stato criticato e ugualmente esaltato, ma soprattutto invidiato. Ricco e intraprendente si è costruito una vita piena di agi, lussi e vizi, non fosse che per problemi di sonno sin dal mattino alle 6:30 era al lavoro, pronto a contattare telefonicamente  il “malcapitato” di turno.

Viveur e tombeur de femmes la sua esistenza ha popolato per diverso tempo i rotocalchi italiani  con i racconti dei suoi eccessi e delle sue scorribande.  A dispetto di tali frivolezze, nella mente di tutti è rimasto come l’Avvocato. Un uomo colto, elegante, quasi di un’altra epoca, ma al contempo all’avanguardia, in grado di adottare comportamenti innovativi, trasformatisi presto in mode, pensiamo all’orologio indossato sopra al polsino della camicia.

Come è morto Gianni Agnelli (Ansa) – Mondofuoristrada.it

Per il suo innegabile carisma e per quella curiosità innata che lo portava a saper discorrere su tutto, è senza dubbio il membro della tormentata famiglia piemontese ad aver lasciato di più il segno nel Bel Paese.

Nato a Torino nel 1921 da Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte,  malgrado un lungo passato da sindaco di Villar Perosa e successivamente senatore a vita, il suo nome resterà per sempre legato a quello della FIAT.

Cosa ha causato la morte di Gianni Agnelli

Dopo la maturità conseguita nella sua città natale, l’imprenditore viaggiò a lungo negli States, per poi tornare in patria e allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale arruolarsi come sottotenente. Il 1946 sarà l’anno del primo contatto con la Fabbrica Italiana Automobili Torino. Quello successivo lo vide invece diventare presidente della Juventus, club di calcio che seguirà fino alla fine come patron e tifoso.

Nel 1966 Gianni ereditò anche la presidenza del marchio di auto dalle mani di Vittorio Valletta. Un compito arduo a cui non era preparato, non avendo mai davvero lavorato fino ad allora, ovvero all’età di 45 anni. Nel 1969 si formò un altro legame cardine per il suo percorso, quello con la Ferrari.

A lui, invece, fu diagnosticato un tumore. Un carcinoma alla prostata che non gli lascerà scampo. La morte infatti, sopraggiungerà il 24 gennaio 2003. La camera ardente venne allestita alla Pinacoteca del Lingotto, mentre i funerali, trasmessi da Rai 1,  si svolsero nel Duomo del capoluogo. Ora riposa nella cappella di famiglia a Villar Perosa.

Gianni Agnelli fu anche presidente della Ferrari (Ansa) -Mondofuoristrada.it

La sua ampia conoscenza dell’estero lo portò, sfidando ogni scetticismo a firmare un contratto con François Michelin, che a quei tempi controllava Citroen. Per diverse traversie l’acquisizione non andò in porto, ma il pensiero che il brand FIAT dovesse essere internazionale continuava a frullare nella sua mente.

Ecco dunque i primi esempi di delocalizzazione della produzione tra Jugoslavia e la Turchia, e poi successivamente in Suda America e in Africa.  Tra il rinnovo del contratto dei metalmeccanici e la crisi economica dell’azienda stessa, Agnelli si trovò a vivere uno dei momenti più bui della  sua carriera imprenditoriale. Pian piano, anche grazie a personaggi come Cesare Romiti, le difficoltà diminuirono.

Nel 2000 la sua ultima operazione finanziaria, con la cessione del 20% delle azioni alla General Motors. Gli alti e bassi, sconfinarono in un nuovo periodo critico per la compagnia, prima della sua morte avvenuta 3 anni dopo.

Chiara Rainis

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