Max Verstappen, ormai campionissimo affermato e al quale nessuno voleva veramente credere. Adesso però è cambiato tutto.
Max Verstappen, anche al GP del Canada, ha fatto la differenza. Una gara corsa al massimo, sudata all’inverosimile e conquistata da campione assoluto. Non una come le altre; non soltanto perché la pista di Montreal, circuito intitolato a Gilles Villeneuve, non è una pista banale. Ma anche perché, sul manto grigio e pieno di insidie e cordoli tanto apprezzato dai piloti e amato dagli addetti ai lavori, il due volte campione del mondo ha conquistato il 41° successo della sua carriera ed il 100° della storia Red Bull in F1.
Le stesse vittorie, per l’olandese, di un certo Ayrton Senna, che alla F1 ha dato tutto, speso ogni cosa e lasciato pure la sua stessa vita in pista. Questo pari merito non è un caso. Certo, la Red Bull è eccezionale, ma il compagno di squadra Sergio Perez ha concluso solamente sesto in gara. Super Max, invece, ha vinto e dipinto un altro capolavoro da artista puro e sensazionale.
Il traguardo di 41 vittorie ha avuto però moltissime insidie ed altrettante evoluzioni di un giovane uomo, una volta costantemente sopra le righe, adesso più contenuto e vincente. Un viaggio, il suo, che lo proietta ampiamente fra i più grandi piloti di sempre. E che quindi merita di essere vissuto…a 300 all’ora.
E’ impossibile, dopo l’ennesima vittoria di Max Verstappen, non pensare ad Ayrton Senna. Perché dopo che l’olandese ha raggiunto quota 41 vittorie in Formula Uno, la testa va inevitabilmente al 7 novembre 1993, ovvero al giorno in cui Magic raccolse l’ultimo successo della sua carriera; tale traguardo avvenne al GP d’Australia. Un risultato emblematico, travolgente, superbo. Era l’ultima corsa di Senna in McLaren, l’ultima vittoria. E, per giunta, coincise con l’ultima gara disputata dal rivale di sempre e fresco quattro volte campione del mondo Alain Prost.
Una svolta epocale e praticamente indimenticabile. L’anno dopo l’asso brasiliano prese il posto di quello francese in Williams, ma l’esito definitivo fu essenzialmente tragico. La scomparsa di Magic al Gran premio di Imola 1994 ha donato al mondo automobilistico e a quello dello sport, senza contare gli innumerevoli fan che amavano fortemente il tre volte iridato, un vuoto incolmabile e profondo nella mente e nel cuore di tutti, nessuno escluso.
Perché c’era una volta un eroe brasiliano, che rese unico il numero 41. In molti lo hanno raggiunto, altri lo hanno superato, e adesso toccherà verosimilmente anche a Max Verstappen. Che non pensa alle statistiche, dice freddamente e cinicamente. Ma non pensare a Senna, anche solo per un momento dopo la bandiera a scacchi del GP del Canada, è davvero missione ardua.
Se la storia di Max Verstappen fosse un romanzo o un film, staremmo parlando certamente di un capolavoro spettacolare per storytelling ed evoluzione del personaggio principale. E invece la storia in Formula 1 di super Max è reale, concreta e straordinariamente in continua evoluzione. Nel 2023 è facile parlarne bene, considerarlo il fuoriclasse che effettivamente è ed il campione che ormai è diventato. Qualche anno fa, però, non era esattamente così. L’asso della Red Bull commetteva errori clamorosi, sbandate incredibili ed era costantemente fuori dalle righe.
In molti si sono lamentati spesso del suo approccio estremo alle gare. Certo, il suo talento – ben prima del folgorante successo del GP di Barcellona del 2016 – era facilmente intuibile, riscontrabile, evidenziabile. Ma la sua foga agonistica non riusciva a farlo emergere, costringendolo a limitare il suo potenziale. Le qualità dell’ex Toro Rosso non sono mai state spogliate veramente, almeno fino al 2018. Ci riferiamo alla stagione della svolta, malgrado qualche brutto inciampo – Baku su tutti. Ma da quella stagione in poi, Verstappen ha raccolto sempre di più.
Fino al primo mondiale, dove ha battuto il sette volte campione del mondo Lewis Hamilton in una volata finale a dir poco spettacolare. L’anno scorso ha bissato il successo, dominando il campionato e sgretolando record su record. E nel 2023, mostrando a tutti una costanza e una velocità impetuose, sembra intenzionato a fare tris. Anche in questo caso, come Ayrton Senna. E spoiler: no, non era mica scontato.
Max Verstappen merita tutti i successi che sta raccogliendo. Sicuramente nelle ultime stagioni ha avuto a disposizione l’auto migliore in assoluto, e questo è davvero difficile da mettere in dubbio. Ma è anche vero che l’olandese è l’unico in grado di portarla ai livelli che tutti possiamo vedere ed ammirare. Vincere dopotutto non è mai scontato, men che meno nel caso di Verstappen. La folgore vibrante della F1, implacabile e travolgente, è stato capace di mettere a posto il proprio universo traballante e incasinato, trasformandolo in una perfezione spazio-temporale, dove neanche il buco nero più massiccio riesce a risucchiare via l’energia strepitosa dell’asso della Red Bull.
Nemmeno il parallelo – seppur difficile da fare, parliamo di ere sportive completamente diverse – con un colosso della massima serie automobilistica quale è Senna diviene tosto da digerire. No, non è blasfemia sportiva. Non può esserlo, se incanali una tale qualità di guida e mostri una costanza tanto fenomenale in pista. Il suo team gli ha messo fra le mani un mezzo eccezionale, ma a conti fatti – escludendo l’altra fantastica era Red Bull, quella con protagonista Sebastian Vettel – il giovane campione del mondo è quello che sta trascinando il team angloaustriaco verso una serie di eccezionali traguardi sportivi senza precedenti alcuni.
Nessun paragone può smontare la leggenda di Senna e di altri fuoriclasse del passato. Ma adesso, in pista, c’è un altro di quei fantastici talenti dell’automobile. Destinato, da sempre, a divenire eterno. Uno degli splendidi, degli intoccabili ed indelebili piloti che hanno corso in oltre cinquant’anni di storia. Ormai già nell’olimpo, per salire non ha più bisogno della mano di Zeus. Ci arriva da solo, e sta pure comodo. A soli 25 anni è già tutto questo, in attesa di diventare altro, altro, tanto altro ancora. La sua fame non si placherà, e anche se lo facesse non c’è minimamente da preoccuparsi: è già leggenda, proprio come Senna.
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