Forte è stata l’influenza di Silvio Berlusconi nella storia della politica e dell’imprenditoria italiana: anche nel settore automobilistico fu sua una decisione molto incisiva.
Difficile trovare un settore in Italia nel quale la figura dell’ex premier, Silvio Berlusconi, non abbia inciso, creando uno spartiacque fra passato e futuro. Le idee dell’imprenditore milanese in certi contesti hanno generato delle avanguardie o introdotto delle polemiche o meno novità. Ad esempio, nel corso del suo primo mandato al Governo, Berlusconi ha promosso il sorgere della libera concorrenza nel mondo delle vetture, ma successivamente insieme al Ministro Tremonti, osservando l’evoluzione del mercato delle automobili sopratutto, decise di introdurre il superbollo. Ma andiamo in ordine.
Il premier Giuliano Amato nell’anno 1993 aveva introdotto una supertassa relativa alle auto e moto considerate di lusso. Si trattava di un’imposta secondo i cavalli e per automobili con oltre 2 litri di cilindrati non erano fisicamente deducibili. Questa tassa durante l’anno successivo, nel 1994, durante il primo governo di Silvio Berlusconi venne subito abolita. Furono resi fiscalmente deducibili anche i veicoli con cilindrata oltre i due litri.
Tornando invece al superbollo, si è trattata di una tassa speciale in vigore dal 2011 con l’intento di contrastare l’eccessivo inquinamento, che cominciava a essere una tematica diffusa, delicata e prioritaria in Italia ma in generale in tutto il mondo. Un’imposta quest’ultima che si è cos’ aggiunta a quella di possesso automobilistica. I possessori di autovetture con potenza superiore a una determinata soglia devono versare un’addizionale erariale, quindi allo Stato e non alle Regioni.
Al momento dell’inserimento del superbollo l’idea di Silvio Berlusconi era quella di fronteggiare le questioni ambientali ma anche di apportare un’altra misura necessaria al bilancio dello Stato. Per tale ragione, non mancarono le dure polemiche. La misura era considerata adeguata e giusta nell’intento da molti, mentre un’altra fetta di popolazione la giudicò come un’imposizione dannosa sopratutto per le automobili di lusso e la loro vendita.
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