L’arrivo della bella stagione porta con sé l’utilizzo del climatizzatore in auto. Ma quanto costa ricaricarlo e qual è la procedura?
Con l’estate salire in automobile diventa una vera e propria prova di forza, in quanto le temperature in alcuni casi sono da sauna o anche peggio. Gli atteggiamenti istintivi solitamente sono due, o si apre il finestrino, oppure si accende il condizionatore. Il massimo della beffa è scoprire che quando si sta morendo di caldo, l’aria condizionata non è funzionante.
A questo punto l’unica cosa da fare è recarsi in officina a farsi fare la ricarica. Un’operazione non proprio a buon mercato.
Il prezzo di solito dipende dall’operatore a cui ci si rivolge e dalla dimensione dell’impianto refrigerante. Determinante è sia la quantità di gas inserito, sia la tipologia.
La manodopera è uno dei valori che incide maggiormente sulla spesa oscillando tra i 50 e i 350 euro. Per quanto concerne il gas, se è R32 va dai 25 ai 30 euro al kg. Se è R410A, tra i 70 e gli 80 euro. Con l’R407 si sale a 80/90 euro. E infine l’R422 porta a sborsare da 90 a 100 euro al kg.
La sostituzione dell’eventuale filtro antipolline intasato prevede un esborso tra i 35 e i 40 euro. Per le perdite nel circuito si paga a seconda dell’entità della problematica. Mentre se il guasto è al compressore che incrementa la pressione dell’aria la cifra schizza addirittura tra i 500 e i 700 euro montando un apparecchio nuovo, e dai 200 ai 300 se se ne adotta uno ricondizionato.
Grossomodo, se non vi sono guasti in complessivo si spendono tra gli 80 e i 200 euro.
Tornando ai gas, il più utilizzato fino al 2017 è stato l’R134A. Scarsamente infiammabile, permetteva di lavorare a basse pressioni e con un impatto meno importante sull’ozono. Peccato che studi successivi faranno emergere la sua pericolosità sull’ambiente e per tale motivo verrà sostituito dall’R1234YF, infiammabile solamente in caso di elevata concentrazione, quindi genericamente più vantaggioso e conveniente sono ogni profilo.
Un climatizzatore è composto da una valvola di espansione, da un condensatore, un compressore, un filtro, un evaporatore e la centralina elettrica di gestione. Tutti questi elementi sono inseriti nel vano motore, tranne gli ultimi di due che si ritrovano all’interno del veicolo.
L’aria calda aspirata dall’esterno passa il calore al gas refrigerante diminuendo la temperatura e l’umidità. In questa operazione il gas non subisce un decremento rilevante, a meno che non vi siano perdite. Per almeno due anni non si dovrebbe quindi aver bisogno di alcuna manutenzione, anche se il tipo di macchina può influire su tale tempistica.
E’ importante fare attenzione alle avvisaglie. Se ci si rende conto che non emette aria fresca, o non si riesce ad abbattere il termometro quanto si vorrebbe, allora sarà bene portare l’auto dal meccanico per una verifica e un eventuale intervento.
Sebbene molti predichino la fattibilità del fai da te grazie ai kit in vendita, è consigliabile rivolgersi ad un professionista. Maneggiare il gas non è un lavoro per tutti, quindi meglio spendere un po’ di più, ma essere sicuri.
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