Una decisione che potrebbe cambiare totalmente il modo di guidare alcuni veicoli, ma c’è chi si oppone a Salvini.
Ciò che regola la circolazione corretta dei veicoli e dei mezzi di trasporto su strada è il Codice della strada. Ovvero un insieme di norme che, almeno in Italia, rappresenta la legge assoluta per chi viaggia attraverso autovetture, ciclomotori e non solo.
C’è nell’aria un certo cambiamento per quanto riguarda questo codice. Addirittura si parla di vera e propria rivoluzione, voluta e suggerita dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. Il leader della Lega sta pensando di mettere determinati paletti anche al mezzo più ecologico di tutti: la bicicletta.
In pratica il Ministro ha fatto presente durante le riunioni in aula a Montecitorio di come sia necessario regolamentare anche chi guida una semplice bicicletta. Il motivo, a suo dire, sarebbe quello di evitare per i ciclisti incidenti e disavventure stradali, tanto da volerli considerare alla stregua di chi guida un’auto o una moto.
L’ANCMA contro Salvini: preoccupazione per la riforma sulle biciclette
In pratica Matteo Salvini ha proposto, nella riforma del Codice della strada da lui studiato a tavolino, una regolamentazione severa per quanto riguarda la circolazione di biciclette e monopattini elettrici.
L’idea è quella di adottare obbligatoriamente assicurazione, casco, frecce e targa sulle biciclette. Come detto considerare la bici un mezzo come quelli a motore, nonostante non sia dotato di carrozzeria alcuna e non sia alimentata da alcun tipo di carburante. L’idea però non piace affatto all’ANCMA (ovvero l’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori).
In un comunicato, il presidente dell’associazione Paolo Magri, ha contestato prontamente l’idea di Salvini. A suo dire l’Italia sarebbe l’unico paese europeo ad adottare certe misure restrittive ed obbligatorie per i ciclisti, oltre a ricordare come l’Italia risulti uno dei primi produttori di biciclette in ambito europeo con oltre 250 piccole e medie imprese, per l’80% presenti fra Lombardia, Piemonte e Veneto. Senza contare il cicloturismo, fenomeno crescente nei nostri confini.
“Si tratta di misure che non vanno nella direzione di ottenere maggiore sicurezza, per la quale serve un impegno strutturale ed educativo a tutela di chi utilizza la bicicletta, che è un utente debole della strada” – ha scritto l’ANCMA nel comunicato in risposta alle prime proposte del Ministro Salvini. Si prevedono tempi di discussioni e dissociazioni tra il leader della Lega e il mondo delle due ruote.