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Red Bull attacca la F1, si sentono “bullizzati”: guardate cosa sta succedendo

Le vittorie della Red Bull hanno attirato le attenzioni di tutti. C’è chi vuole mettere un freno a questa situazione ma Horner non ci sta.

La Red Bull ha iniziato il Mondiale 2023 mostrando un vantaggio rispetto alla concorrenza a dir poco imbarazzante. Vista la penalità per il team anglo-austriaco per lo sforamento del budget cap 2021, in tanti pensavano che Max Verstappen e soci avrebbero avuto un gap molto più piccolo nei confronti della concorrenza. Invece Mercedes e Ferrari sono incappate di nuovo in errori di fondo nel loro progetto e sono ancora più distanti in gara rispetto alla fine dello scorso anno.

Max Verstappen su Red Bull (ANSA) – mondofuoristrada.it

Tra gli aspetti tecnici che più hanno sorpreso della Red Bull c’è ancora una volta il DRS, che ancor più del 2022 permette alla monoposto, una volta aperto, letteralmente di volare rispetto agli altri.

Un particolare questo apparso ancor più evidente a Baku, dove storicamente il DRS fa la differenza. La RB19 nella circostanza ha fatto vedere agli altri che gode di un incremento notevole della velocità sul dritto una volta aperta l’ala posteriore. Guardando la telemetria, il guadagno della Red Bull con DRS aperto è di quasi 20 km/h rispetto a quando è chiuso, mentre per gli altri è solo tra gli 8 e i 10 km/h.

Qual è il segreto della Red Bull? L’attacco di Horner

Come hanno spiegato diversi tecnici in tv e sui siti specializzato, l’ala posteriore viene tenuta molto scarica dalla Red Bull, mentre viene “caricata” maggiormente l’ala mobile. Generando così  tanto carico aerodinamico sul DRS, quando questo viene aperto il gap è decisamente importante con gli altri, che non possono fare lo stesso perché non riescono a generare carico dal corpo vettura quanto la Red Bull.

Questa efficienza del DRS non solo permette alla monoposto anglo-austriaca di essere competitiva nelle qualifiche, ma offre anche ai suoi piloti una sicurezza nelle prestazioni che li porta spesso a risalire rapidamente la classifica in caso di errori. Ora però sono tutti ad osservare la RB19 per cercare di copiare la soluzione. C’è addirittura chi ha fatto meglio come la Ferrari, che pare già aver ingaggiato dei tecnici della Red Bull che si sono occupati proprio di DRS.

Una panoramica dall’alto della Red Bull (ANSA) – mondofuoristrada.it

In realtà a provare a fermare la RB19 ci ha pensato la Federazione, che ha ascoltato le richieste degli altri team e ha accorciato già in diversi GP la lunghezza delle zone DRS. Un particolare questo che ovviamente non è andato giù al boss Red Bull Christian Horner, che a RacingNews365 ha provato a dire la sua su questa vicenda: “Deve esserci un software di simulazione che permetta di vedere dai dati dell’intera griglia qual è l’opzione migliore per creare una zona DRS. Penso che debbano avere una visione più ampia rispetto alla sola Red Bull“.

Horner però ha avvisato i rivali e la Federazione, perché non è che riducendo le opportunità di aprire l’ala mobile la RB19 smetterà di sorpassare. Infatti ha avvertito che una zona DRS non fa la differenza se guardiamo le prestazioni complessive della loro monoposto. E questo è vero.

Daniele Petroselli

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