Anche se mancano ancora molti appuntamenti al termine della stagione, la F1 comincia già a lavorare in vista del 2024. Ecco come.
All’epoca della gestione Bernie Ecclestone, quando il Circus aveva ancora un profumo europeo, ogni qualvolta che questi ipotizzava nuovi GP veniva preso poco seriamente, o meglio veniva contestato perché le località proposte parevano impossibili.
Sembra passata una vita da allora, considerato che ormai, non appena Liberty Media decide di varcare le soglie di territori inediti, subito si concretizza. Un esempio su tutti ce lo sta regalando l’America che, in men che non si dica, ha visto salire a tre il numero di round nel continente. Accanto al Texas, sono state aggiunte Miami e Las Vegas, quest’ultima collocata addirittura sabato notte.
A dispetto delle critiche per i diritti umani violati, l’ente proprietario della F1 ha dato l’ok all’Arabia Saudita per avere un suo spazio. E giusto per non farsi mancare nulla, è stata assegnata una tappa anche al Qatar, altra meta abbastanza mal digerita dai protagonisti del Mondiale, sempre più sensibili in tema di questioni sociali. Ora, malgrado il numero di eventi sia già al limite dell’accettabile, tanto da portare i piloti ad esporsi in prima persona a difesa dello staff al seguito delle squadre, costretto a turni di lavoro massacranti, il CEO dello sport Stefano Domenicali, ha promesso un ulteriore ampliamento.
Questo non in tempi brevi, ma brevissimi. E pazienza se le gare sono salite per via delle Sprint Race in corrispondenza di sei delle manifestazioni fissate per il 2023, per l’anno venturo il manager imolese ha pensato bene di dare un altro colpo verso l’alto.
La F1 vuole più GP, dove ha in piano di andare
In particolare la grande carovana della massima categoria automobilistica vorrebbe sbarcare in Vietnam e in Sudafrica. Due mete non a caso, in quanto la prima era stata presa in esame dal vecchio Supremo, salvo poi l’immediata cancellazione a causa delle tensioni politiche all’interno del Paese. Mentre la seconda è tornata spesso ad animare i discorsi di chi gestisce la F1 essendo stata sede di corse da tregenda in passato. Tra l’altro proprio Domenicali si era recato ad Hanoi prima del GP dell’Australia e sia Hamilton, sia Verstappen hanno domandato a gran voce una sosta nel Continente Nero, magari in quella Kyalami teatro di avvincenti battaglie.
“C’è bisogno dell’Africa“, aveva affermato Max qualche settimana fa, sollecitando il Circo a spingere i suoi rami ovunque. Se per quanto riguarda l’eventuale gran premio in Asia problemi economici non dovrebbero essercene, per quella africana il punto interrogativo è abbastanza grande. Non è infatti affatto scontato che a Pretoria abbiano voglia di mettere sul piatto almeno 50 milioni di euro per ospitare la top class.
Tra l’altro va detto che il tracciato attuale di Midrand non corrisponde in toto alle esigenze imposte dalla Federazione Internazionale dell’Auto in termini di sicurezza. In particolare il disegno dell’ultima curva non risulterebbe idoneo. Se il desiderio c’è da entrambe le parti, non è detto che alla fine il progetto possa vedere la luce, proprio per questioni finanziarie.