Come è possibile che uno dei marchi più importanti della storia non abbia una scuderia in Formula Uno quando ci sono brand molto meno famosi che ci hanno corso per anni? La risposta è difficile da digerire!
Negli altri campionati di motorsport principali come le gare di endurance, la NASCAR e la WRC sono una presenza costante e pericolosa per i rivali. Nella massima serie però, vengono ricordati solo per aver dato il sedile ad alcuni piloti poi divenuti leggende del paddock anni dopo.
La scuderia di cui parliamo oggi è una delle assenze più pesanti nel mondo della Formula Uno da quando nel 2009 ha deciso di dare forfait dopo aver bruciato milioni e milioni di Dollari in un progetto inizialmente partito con le migliori intenzioni. Ecco cosa è successo davvero a questo famoso team che ha corso per meno di dieci anni.
I soldi non bastano
A volte viene da chiedersi come sia possibile che certi marchi automobilistici non abbiano mai nemmeno tentato di creare la loro scuderia per correre in Formula Uno pur avendo esperienza nel settore delle corse e le risorse per farlo. Dopo tutto, negli anni abbiamo assistito alla partecipazione di team che nel paddock non avevano davvero alcuna ragione di starci.
A dire la verità, alcuni marchi di rilievo ad esordire in F1 ci hanno provato davvero fallendo miseramente un po’ come il Team Toyota Racing che tra il 2001 ed il 2009 si presentò nel campionato mondiale più famoso del pianeta con il timido obiettivo di vincere un mondiale di Formula Uno. Toyota fece le cose in grandi ma un certo Eddie Jordan fece questa profezia, al tempo: “Se pensano di vincere senza alcuna esperienza, avranno molte difficoltà”. Una vera predizione.
Un ingresso trionfale
La casa giapponese Toyota annunciò il suo ingresso nel mondiale di Formula Uno nel 2001 in modo molto pomposo. Anzitutto, il team ritenne di poter partecipare come entità a se stante senza magari accorparsi ad una squadra già esistente, di produrre da zero la propria monoposto con tanto di motore e di costruire la sua base a Colonia, molto lontano quindi dai principali circuiti esistenti.
La decisione della casa di fare tutto da se sembrava sensata, in fondo parliamo di un marchio che ha miliardi di Euro a disposizione e non ha certo difficoltà economiche. L’esordio avvenne nel mondiale 2002 dove il team ottiene anche un paio di ottimi sesti posti ma senza mai arrivare nemmeno vicino alla vittoria di una singola gara! La profezia di Jordan sembra destinata ad avverarsi.
Un’occasione buttata
Tra anni di risultati mediocri e vittorie che tardano ad arrivare, la scuderia Toyota vive la sua migliore annata nel 2005 anche grazie a due eccezionali piloti, Ralf Schumacher e Jarno Trulli che sapranno dare continuità al team. I piloti arrivano frequentemente a punti con addirittura un secondo posto di Trulli al GP di Malasya che permette a Toyota di ottenere un ottimo quarto posto nel mondiale costruttori.
La quantità di denaro investito però comincia a pesare sulle casse della squadra e del marchio stesso che richiede risultati importanti pena il ritiro permanente dalla F1 negli anni a venire. Dopo alcuni anni in cui la scuderia non riesce proprio a stare al passo dei top team arriva l’ultimatum: la stagione 2009 deve portare dei risultati immediati e almeno alla vittoria di un Gran Premio che ancora manca da anni, imbarazzando i vertici della casa.
Nonostante alcuni podi del sorprendente pilota Timo Glock fresco di vittoria in GP2, Toyota non va oltre l’ennesimo quinto posto finale. Un team che ha investito così tanto denaro non può accontentarsi di otto anni passati a metà classifica così, la casa giapponese ritira gli investimenti mettendo fine all’avventura di questa scuderia in Formula Uno. Un vero fiasco con il senno di poi che ci dimostra come i soldi, senza esperienza e personale preparato, non servano davvero a nulla in una competizione.