Da quanto tempo non si vede una donna nell’abitacolo di una monoposto? Troppo anche secondo i vertici della federazione che sono convinti di poterne presto riportare una. Ecco quali sono le tappe da seguire.
Che la Formula Uno sia uno sport da uomini…è semplicemente falso! Diverse ragazze con casco e tuta hanno dimostrato che per correre in una monoposto serve una cosa sola: il talento per il volante che si può avere o meno a prescindere da sesso, età e colore della pelle.
Nel corso della storia della Formula Uno ci sono state alcune pilote in grado di arrivare a competere nella massima serie in GP iridati e qualcuna ha anche conquistato risultati interessanti. Vediamo quando rivedremo una signora in una monoposto da gara ripercorrendo anche la storia delle quote rosa nella Formula Uno.
Roba da uomini
Lo stereotipo che alcuni sport come calcio, motociclismo e naturalmente automobilismo siano prettamente da uomini nasce da una questione culturale per cui in tempi nemmeno troppo lontani questi sport venivano semplicemente interdetti alle ragazze. Purtroppo per quanto amiamo la Formula Uno dobbiamo riconoscere che anche questa disciplina è stata a lungo appannaggio esclusivo dei maschietti per ragioni non legate al talento di piloti e pilote.
Quest’anno la FIA ha deciso in collaborazione con l’ultima pilota ad aver preso parte alle qualifiche di un Gran Premio ufficiale di Formula Uno di indire un’iniziativa che riporterà sicuramente una o più donne nel massimo campionato mondiale di questo sport. Ma prima di scoprire quale, diamo una veloce occhiata alle donne che hanno fatto grande questo sport.
Poche ma buone
La primissima ragazza a salire su una monoposto di Formula Uno in una gara ufficiale fu l’italiana Maria Teresa de Filippis nel 1958 che si sentì pure dire dal commissario di gara “Una donna così carina non dovrebbe guidare una macchina” al momento dell’iscrizione al mondiale. L’esempio della De Filippis verrà seguito dalle pilote Divina Galica e Desire Wilson qualche decennio dopo.
Ma sono italiane anche due tra le donne più celebri ad aver mai preso parte ad un mondiale ufficiale: abbiamo Lella Lombardi che nel 1975 diventò la prima donna ad ottenere punti in Formula Uno grazie al mezzo punto ottenuto al GP di Spagna – la gara fu sospesa dimezzando i punteggi quando era sesta in classifica sulla sua Brabham-Ford – e Giovanna Amati che circa trent’anni fa fu l’ultima donna a qualificarsi per un mondiale ufficiale.
Sempre più competitive
Nel 2014 un’altra giovane pilota partecipò alle qualifiche di un Gran Premio a cui poi non prese parte: si tratta di Susie Wolf che in Germania scese in pista con una Williams FW36 per qualche collaudo pur non prendendo poi parte alla gara vera e propria. La stessa Wolf adesso si è presa l’importante incarico di aiutare le sue colleghe che vogliono sfondare in Formula Uno ma non sanno da dove partire.
Nominata direttrice del programma F1 Academy riservato interamente ai talenti femminili del mondo del motorsport che hanno bisogno di agganci e sponsor per arrivare a correre in Formula Uno proprio come i colleghi uomini, la Wolf si dice fiduciosa nel riportare un po’ di quote rosa in un mondo completamente maschile. Dopo tutto questo non è uno sport in cui ci sono categorie di peso, perchè una ragazza non potrebbe stracciare un pilota maschio alla guida di una Mercedes o una Ferrari?
“Per trovare una pilota determinata e talentosa servirà tempo. Il progetto si propone di aumentare il bacino di utenza da cui attingere” – spiega la manager aggiungendo pure che – “Ci vorrà pazienza“. Non sarà un’impresa facile ma sicuramente, l’idea di creare un campionato in cui una donna possa farsi notare da team e sponsor è buona. Chissà che tra qualche anno le cose non siano già più equilibrate in Formula Uno.