Prima di recarsi al distributore molti guardano il prezzo benzina, se non lo ritengono conveniente si rivolgono a un altro per fare rifornimento. Ora gli obblighi per i gestori diventano più forti, “fare i furbi” sarà praticamente impossibile.
Il prezzo benzina è lievitato costantemente e in modo ininterrotto negli ultimi mesi, al punto tale da trasformare la fase di rifornimento in un vero e proprio salasso. Il governo Draghi aveva provato a correre ai ripari con un provvedimento che si era rivelato provvidenziale, il taglio delle accise, che consentiva di risparmiare 30 centesimi al litro.
Già poco dopo il suo insediamento, però, il neo premier Giorgia Meloni ha deciso di intervenire concretamente, prima riducendolo (arrivando a 18 centesimi al litro), poi eliminandolo del tutto a partire dall’inizio del 2023. Alcuni pensavano che a questa misura ne sarebbe seguita un’altra, pensata magari modo specifico per le fasce più deboli, ma questo alla fine non è mai avvenuto.
Prezzo benzina sempre più alto: un problema per molti
L’incremento del prezzo benzina si è rivelato problematico per tante famiglie, costrette a mettere mano al portafoglio e a sostenere spese maggiori rispetto a quanto accaduto in passato. Addirittura si è riscontrata una situazione che aveva ben pochi precedenti: il diesel è arrivato a costare di più, mettendo in difficoltà soprattutto le persone che hanno scelto una vettura a gasolio perchè abituati a fare decine di chilometri ogni giorno.
Questo ha influito anche sui costi di molti dei prodotti che finiscono sulla nostra tavola. I veicoli che ogni giorno riforniscono i punti vendita, infatti, sono alimentati a diesel, proprio per questo c’è stata un’impennata nei prezzi di vendita.
Il quadro è peggiorato ulteriormente non appena il taglio delle accise non era più in vigore, nell’arco di pochi giorni diversi distributori hanno subito provveduto a effettuare le modifiche, ma questo li ha portati a essere accusati di speculare a danno dei consumatori.
La trasparenza prima di tutto
L’esecutivo Meloni non ha esitato però a correre ai ripari per tutelare gli utenti, già tormentati da aumenti che stanno riguardando praticamente tutti i settori. Questo è stato uno degli scopi del Decreto Trasparenza, ora finalmente entrato in vigore. Al via libera della Camera è infatti arrivato anche quello del Senato.
Le polemiche sin da quando la prima bozza è stata diffusa non sono mancate, soprattutto da parte dei gestori costretti a dover gestire compiti aggiuntivi, ma alla fine il dietrofront è stato solo parziale.
Uno degli aspetti più discussi ha riguardato l’obbligo di esporre appositi cartelli con il prezzo medio regionale (quello nazionale in autostrada) accanto a quello praticato. L’obiettivo che si desidera raggiungere è proprio quello di rendere palese a tutti se il gestore stia cercando di aumentare i propri guadagni a discapito degli automobilisti. I trasgressori andranno incontro a conseguenze tutt’altro che piacevoli: la sanzione, infatti, va da 200 a 2 mila euro in base al fatturato, oltre alla chiusura dell’impianto da 1 a 30 giorni in caso di omissione ripetuta per più di quattro volte.
Farla franca sarà praticamente impossibile. E’ stata infatti istituita la figura del Garante per la sorveglianza dei prezzi, che si occuperà di vigilare affinché tutti rispettino la norma. I lavoratori dipendenti potranno inoltre accedere al bonus benzina, concesso loro dal proprio datore di lavoro.