Una notizia inaspettata rimanda la decisione fondamentale per milioni di automobilisti che attendono solo di capire quando e quanto dovranno spendere per il cambio dell’auto. Ecco cosa sta succedendo a Bruxelles ora.
Una decisione che sembrava già presa e invece ancora tutta da discutere: così gli automobilisti europei dovranno aspettare ancora prima di saperne abbastanza sul loro destino ma soprattutto riguardo quello dell’automobile che dovranno guidare entro una decina d’anni. Guidatori, leggete bene: ne va della vostra automobile con motore tradizionale nel futuro immediato.
Se pensavate di dover dire addio alle automobili a motore diesel o benzina tra massimo una dozzina d’anni forse rimarrete contenti per la decisione che ha preso l’Europa anche a causa dell’opposizione ferma di un paio di paesi che non per la prima volta si sono trovati in disaccordo con gli altri membri dell’importante confederazione europea.
A partire dall’anno 2035, tutte le automobili con motore tradizionale ad emissione, praticamente la stragrande maggioranza di quelle costruite negli ultimi trent’anni, saranno messe al bando dalla vendita. O forse no. La decisione presa dal parlamento europeo sembrava davvero impossibile da ribaltare ma a quanto pare, i politici rappresentanti di alcuni paesi hanno spinto così tanto da far cambiare idea all’organo che rappresenta la volontà del continente.
La decisione presa in merito alla diminuzione delle emissioni nocive nei prossimi dieci anni che mira a portare le automobili dall’attuale Euro 6, passando per il futuro Euro 7 che dovrebbe entrare in vigore tra due anni, fino al totale azzeramento delle stesse previsto teoricamente per la data già citata era già stata discussa ma con un colpo di scena, un paio di paesi hanno detto no.
Stando a quanto riportato da autorevoli testate come Il Sole 24 Ore negli ultimi giorni a Bruxelles alcuni paesi, inizialmente favorevoli alla misura in questione, hanno fatto marcia indietro causando una spaccatura nel fronte dei “verdi” che pensavano di aver messo d’accordo tutti. La deadline fissata per il 2035, dunque, risulta ora a rischio.
Stando all’ambasciatore della Svezia al parlamento a cui è toccato presiedere l’ultima seduta in cui si è deciso per il rinvio, inizialmente solo la Polonia era contro l’approvazione definitiva del 2035 come data di addio ai motori tradizionali ma anche Bulgaria, Germania e la stessa Italia avrebbero mostrato reticenze facendo slittare tutto alla prossima seduta.
Proprio il dietro front dell’Italia arrivato il 28 febbraio e la posizione ambigua della Germania hanno portato alla formazione di un polo minoritario di ben quattro stati che si oppongono alla misura. La Germania per prima ha chiesto “maggiori delucidazioni” riguardo le modalità con cui verranno abbandonati i motori termici sostenendo il rischio di un disastro economico.
Le cause del “no” di questi quattro paesi tra cui il nostro sono facili da individuare: molti industriali italiani hanno espresso grande disappunto per la decisione di passare all’Euro 7 nel 2025, non dando tempo – a loro detta – alle aziende di prepararsi per tempo e mettendo a rischio milioni di posti di lavoro, esponendo inoltre il mercato europeo ad una competizione svantaggiosa nei confronti della Cina e degli altri rivali mondiali.
Evidentemente, le quattro nazioni s’intendono spingere Bruxelles a rivedere i termini dell’addio ai motori tradizionali prima di accettare il provvedimento che sembra comunque inevitabile, in un futuro non molto lontano. La seduta insomma è rimandata a data da destinarsi e ancora una volta, gli automobilisti europei convivono con l’incertezza.
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