Ogni automobilista sa bene cosa significhi dover fare rifornimento carburante per la propria vettura e quanto questa operazione si sia trasformata in un salasso. La situazione non sembra però essere destinata a migliorare in tempi brevi, anzi si prospetta un peggioramento ulteriore.
Le restrizioni legate alla pandemia sono ormai un ricordo, ma sono ancora tanti i cittadini che faticano a rialzarsi a livello economico. Quel periodo, infatti, ha generato un calo evidente del potere di acquisto, a maggior ragione per i lavoratori autonomi, che hanno visto ridursi in maniera netta i propri guadagni, oltre a dover pagare personalmente le tasse.
Ancora adesso fare la spesa comporta molte rinunce a causa degli aumenti registrati da tantissimi prodotti che molti di noi utilizziamo quasi quotidianamente. E questo è una diretta conseguenza del caro carburante, con cui hanno a che fare anche gli autotrasportatori che riforniscono i vari punti vendita.
Non va certamente meglio a lavoratori come gli agenti di commercio, che si trovano costretti a dover fare ogni giorno decide di chilometri per motivi di lavoro. Molti di loro hanno scelto un veicolo diesel contanto sul costo minore che questo ha in genere sempre avuto sulla benzina, ma ora stanno vedendo sulla propria pelle quanto questo assunto non sia più vero.
Nemmeno provare a cambiare il distributore a cui rivolgersi e puntare su uno più conveniente sembra essere una scelta così vantaggiosa. Se questo, infatti, comporta la necessità di fare chilometri in più per raggiungerlo non può che essere controproducente.
Le associazioni che tutelano i distributori hanno però lanciato a più riprese un grido di aiuto al governo affinché possa pensare a un provvedimento comprendente alcune agevolazioni almeno per le categorie che hanno un reddito più basso. L’appello è comunque caduto nel vuoto fino a questo momento.
In attesa di capire quali possano essere le mosse dell’esecutivo, le prospettive sembrano essere tutt’altro che incoraggianti. A far precipitare ulteriormente la situazione può essere quanto accaduto lo scorso 5 febbraio. Da quella data, infatti, è scattato l’embargo dell’Unione Europea all’importazione di prodotti petroliferi russi, benzina e diesel. A prendere la decisione è stata proprio Bruxelles, convinta fosse necessario colpire Mosca per una guerra scoppiata ormai un anno fa, che sta condizionando pesantemente anche l’economia mondiale.
Gli esperti di mercato, però, sono convinti che questa mossa possa essere controproducente. La Russia, infatti, è finora riuscita a soddisfare la metà del fabbisogno di gas di tutto il Vecchio Continente e lo ha fatto proprio in un periodo come questo in cui ne abbiamo estremo bisogno anche per il riscaldamento.
Il rischio concreto è che questa situazione possa condizionare anche il costo del carburante. Ancora una volta il problema potrebbe essere evidente soprattutto in autostrada, dove non sarà inusuale dover spendere anche 2,50 euro al litro per poter effettuare rifornimento. A farne le spese potranno quindi essere soprattutto le persone in possesso di un veicolo diesel, che non possono che essere spaventati da questa prospettiva. Il governo si è detto comunque disposto a monitorare il quadro e a intervenire se lo dovesse ritenere necessario.
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