Le automobili della Fiat sono generalmente degli ottimi successi commerciali, essendo automobili semplici dal costo contenuto per le masse, almeno di solito. Questa è un po’ una brutta storia del marchio, ecco perché.
Non tutte le automobili di case storiche come Fiat vengono ricordate con piacere dalla dirigenza della casa italiana ma una su tutte, ha deluso davvero chiunque, dagli investitori a chi ha dovuto rimetterci di tasca sua il denaro perso nel progetto. Forse solo i proprietari che ne guidano ancora una dopo anni sono rimasti soddisfatti da questa vettura, sicuramente una delle peggiori di sempre del marchio.
Scheletro nell’armadio
La casa torinese Fiat è una di quelle che ci tiene maggiormente alla propria storia ed al proprio glorioso passato, lo prova il fatto che a distanza di anni, gli appassionati ricordano ancora tanti modelli storici come la 600 o la 850 o il nuovo look della Fiat 500E che riprende palesemente quello della primissima utilitaria da cui è partito tutto. Ma non tutti i capitoli di una storia sono positivi.
In un angolino del suo personale archivio delle delusioni e dei flop accumulati in oltre un secolo di automobilismo, la casa Fiat tiene infatti con rabbia una vettura in particolare che ha fatto perdere tanti di quei soldi all’azienda da richiedere un massiccio intervento statale per risanare i bilanci della casa prima che questa fosse lanciata inevitabilmente nel vortice della crisi economica. Una sola auto ha causato tutto questo.
Bravo un corno
Uscita sul mercato nel 2001 la Fiat Stilo sostituiva la Bravo in un settore di mercato tradizionalmente dominato dalle automobili tedesche, Volkswagen Golf in primis: avendo qualche anno di vantaggio sulla rivale teutonica che era uscita nel 1997 e non avrebbe goduto di un aggiornamento per un po’, Fiat decise di provare sul serio l’impresa di battere la storica vettura.
Potrebbe farvi sorridere l’idea che la Stilo potesse davvero competere con la Golf ma a conti fatti, l’utilitaria italiana era davvero innovativa per l’epoca e poteva vantare tutti i comfort possibili immaginabili sulla sua prima serie: tralasciando per un attimo la versione Abarth che era una vera saetta, la Stilo del 2001 montava di tutto, dal tetto apribile con vetro al cambio Selespeed fino ad un pannello dei comandi con indicatori a cristalli liquidi. Praticamente, era un’utilitaria di fascia alta, ma ad un costo insostenibile.
Costi mai coperti
I costi di produzione della Stilo prevedibilmente finirono per sforare il budget, eccedendo di molto le aspettative della casa che a soli quattro anni dall’uscita sul mercato del veicolo fu costretta a correre ai ripari: si, la Stilo poteva davvero rivaleggiare con la Golf al livello di dotazione, motore e rapporto qualità prezzo ma a quale costo? La sfida anzi tutto venne persa in partenza con la piccola tedesca capace di vendere milioni di unità contro le appena 790.000 Stilo costruite in nove anni, incluse le varianti station wagon e a cinque porte create per arginare le perdite.
Secondo poi pur di affrontare a viso aperto la Volkswagen Fiat accettò di perdere circa 2.500 Euro per unità venduta, creando un buco nel ricavato dell’azienda che arrivò a toccare i 2 miliardi di Euro. Per pareggiare i conti con le faraoniche spese di progettazione e ostruzione dell’utilitaria Fiat avrebbe dovuto vendere 200.000 Stilo all’anno: non ci andò neanche vicina.
Ancora oggi la Stilo è ricordata con terrore dai vertici dell’azienda italiana che mai aveva perso così tanto denaro con un singolo modello, nonostante fosse una vettura comoda, piacevole da guidare e sicuramente avanti sui tempi che molti proprietari ancora ricordano con gioia o guidano volentieri a vent’anni dalla sua uscita sul mercato. Si, una grande auto: ma a quale costo!