Capita spesso ormai che due automobili si somiglino per puro caso, dopo tutto le case produttrici mirano tutte a fare la stessa cosa, produrre un’auto accattivante e comoda, finendo spesso per usare le stesse soluzioni.
In un periodo storico in cui sembra che tutti vogliano costruire la stessa automobile ovvero un crossover con le dimensioni di un’utilitaria, non ci sorprende neanche tanto incontrare un paio di auto perfettamente uguali o molto somiglianti prodotte da due marchi diversi. Quello che ignorano gli appassionati meno versati in storia è che questo era un problema anche tanti anni fa, ben prima che cambiassimo i nostri gusti in fatto di macchine.
Viaggio nel plagio
Sapete qual è la cosa più fastidiosa per un designer o un progettista nel mondo dell’auto? Scoprire che dopo aver faticato non poco e lavorato di fantasia per dare vita ad una creazione originale in fatto di linee, estetica e impatto sul pubblico, qualcuno molto pigro – e scorretto – ha pensato bene di copiare la vostra idea senza alcun pudore, infischiandosene del rispetto per il rivale e soprattutto delle leggi in materia di appropriazione ideologica.
Quello dei plagi sfacciati di macchine molto più famose è un problema moderno: purtroppo infatti sono molte le case spesso provenienti dalla Cina che sono troppo pigre per costruire la propria automobile in modo diverso dal solito e pensano bene di copiare le idee a marchi più affermati. In realtà, anche in passato e soprattutto negli anni settanta quando c’era una corrente artistica ben delineata in materia di auto questo problema esisteva eccome.
La stessa mano
A partire dagli anni settanta si diffuse molto in Europa e non solo la tipica “linea a cuneo” che prediligeva gli angoli rispetto alle curve in pieno stile brutalista. Questa visione dei progettisti ci ha donato molte vetture iconiche come la Lotus Elite, la Aston Martin Lagonda che ha portato all’estremo questo tipo di design e naturalmente la cara vecchia Golf. L’utilitaria di Volkswagen arrivata a metà degli anni settanta sembra destinata a rimanere sul mercato per altri anni anche se è molto diversa.
Le prime due serie, specialmente la seconda, avevano infatti un design tutto spigoli e niente curve semplicemente mozzafiato che molti marchi hanno copiato. Forse, anche una casa giapponese non molto famosa in Italia, la Isuzu, potrebbe aver preso qualche spunto dalla vettura ma un momento: a volte, prima di puntare il dito è meglio informarsi come in questo specifico caso.
Le faccio uguali!
La Isuzu Gemini è una vettura costruita da Isuzu fin dal 1974, anno in cui la Golf entrava in produzione nella prima serie in modo coincidente. Si perchè la vera somiglianza si ha tra le seconde generazioni dell’auto, in particolare modo con la Isuzu Gemini I Mark ossia la versione sportiva di segmento B della vettura che per quanto non molto nota è forse una delle autovetture più interessanti prodotte dal marchio.
Ora, la somiglianza tra la Gemini I – Mark e la Golf di seconda generazione non deve sorprendere perchè incredibilmente, entrambe le automobili sono state disegnate da Giorgietto Giugiaro: nonostante una sia stata baciata dal successo e l’altra sia praticamente sconosciuta in Europa – indovinate quale, coraggio – la mano dietro il design di entrambe le vetture è italiana ed è la stessa. Ecco perchè si somigliano tanto.
Dotata di un motore turbo a quattro cilindri da 1,5 litri di cilindrata la piccola I-Mark non era certo potente quanto una Golf GT ma aveva pur sempre una rispettabile potenza di 85 cavalli ed è stata definita “una gioia da guidare” da chi l’ha sperimentata. Sicuramente a fare la differenza tra la Gemini e la Golf abbiamo il prezzo: questo esemplare con poco più di 100.000 chilometri infatti sta andando via a soli 3.700 Euro, non esattamente un prezzo da vettura da collezione. Non male comunque.