Il caro carburante è un problema che persiste ormai da mesi nel nostro Paese, reso ancora peggiore da inizio 2023. In seguito all’ultima decisione che è stata presa la situazione non è destinata però a migliorare in tempi brevi.
Riuscire a gestire tutte le spese per molti italiani è tutt’altro che semplice. Il problema persiste ormai da tempo, ma non sembra essere destinato a risolversi in tempi brevi ed è per questo che sono tanti i nostri connazionali a essere preoccupati. Chi si aspettava qualche misura incisiva da parte del nuovo governo è rimasto deluso, soprattutto perché le decisioni che sono state prese finora sono apparse insufficienti.
Tra i temi all’ordine del giorno c’è il caro carburante, reso ancora più evidente da inizio 2023, periodo coinciso con l’eliminazione del taglio delle accise, che permetteva di risparmiare almeno parzialmente in fase di rifornimento.
Il caro carburante: un problema ancora attuale
In un primo momento molti avevano pensato che l’eliminazione del taglio delle accise sarebbe stato seguito da un provvedimento di tipo diverso. Si riteneva che l’esecutivo potesse pensare a un provvedimento adatto soprattutto per le fasce più deboli della popolazione. Quella norma, infatti, favoriva tutti, senza particolari distinzioni, compreso chi non aveva grandi problemi economici.
E invece così non è stato. A distanza di alcune settimane la situazione non è cambiata e il caro carburante continua a essere una realtà che tocca completamente il nostro Paese. Il problema appare evidente soprattutto in autostrada, dove il gasolio è arrivato a costare anche 2,5 euro al litro.
I gestori hanno però risposto duramente alle accuse lanciate loro di speculare alle spalle dei cittadini. Il guadagno che loro hanno quando gli automobilisti fanno rifornimento è davvero minimo, quindi da parte loro c’è la massima trasparenza. Non a caso, lo sciopero di due giorni che era stato indetto è stato poi ridotto proprio per cercare di ridurre al minimo i disagi.
La decisione che fa discutere
Una delle decisioni prese recentemente dal governo punta a rendere più trasparente il rapporto tra distributori e clienti. Ai gestori è stato infatti imposto di imporre il prezzo medio del carburante, in modo tale da capire meglio la differenza con quello applicato. Ed è stata proprio questa la mossa che li ha spinti ad alzare le braccia.
A sorpresa, dalla parte dei benzinai si è schierato il presidente dell’Agcm, Roberto Rustichelli, che ha sottolineato che “il calcolo e la diffusione dei valori di riferimento medi non è necessaria”. I clienti, infatti, non avrebbero un guadagno poi così tangibile. Non solo, questa mossa sarebbe un ulteriore danno per gli addetti ai lavori: “Questo potrebbe ridurre gli stimoli competitivi”.
C’è inoltre un aspetto che dovrebbe essere preso in considerazione e ritenuto fondamentale: “La doppia cartellonista, non solo richiede costi maggiori per gli esercenti, ma potrebbe anche creare confusione tra i consumatori”.
Non solo, come ha sottolineato il deputato di Forza Italia, Luca Squeri, al termine dell’audizione dell’Agcm, ben presto potrebbero esserci ulteriori rialzi dei costi a cui in pochi hanno pensato.