Pensate che un Volkswagen Caddy non sia in grado di gareggiare in pista? Vuol dire che non avete visto questa incredibile evoluzione.
Le auto da corsa sono pensate per dare il massimo risultato in pista. Ogni parte di questi straordinari veicoli è pensata per ridurre i tempi di accelerazione, di frenata, quelli di ingresso in curva e quelli di percorrenza della curva. Per raggiungere simili risultati non basta semplicemente dotare questi veicoli di un motore in grado di sviluppare un numero mostruoso di cavalli (anche se di certo aiuta), ma serve anche ottimizzare sospensioni, dischi dei freni, sterzo, volano, ridurre al massimo possibile il peso della carrozzeria, rendere il più rigido e al contempo aerodinamico possibile il telaio.
Riconoscere un’auto sportiva è semplice, poiché la sua forma è visibilmente aerodinamica, l’assetto è ribassato, possiede solitamente un alettone ed il muso è solitamente schiacciato verso il basso. Questi mezzi richiamano le forme delle auto in pista e solitamente sono delle derivazioni di prototipi ideati proprio per le gare. Esistono poi delle sportive di serie, solitamente sono i coupé di un determinato modello, che invece richiamano solo esteticamente le auto da pista e – sebbene abbiano delle caratteristiche che gli permettono di essere vivaci in accelerazione e ripresa – possiedono cilindrate decisamente inferiori.
L’industria automobilistica produce da sempre versioni stradali delle auto da corsa, ma è possibile fare il contrario? Si più tramutare un’auto pensata per il traffico cittadino in una belva in grado di competere con delle vetture da rally (se pensate che non sia possibile leggetevi l’articolo sulla Fiat 600 più “mostruosa” di sempre)? Oppure è possibile tramutare un veicolo commerciale come un van, in un bolide in grado di affrontare sia circuiti da rally che circuiti su pista?
Volkswagen Caddy, quello di Richard Milton è il più potente al mondo: vedere per credere
Di sicuro i van sono i mezzi che meno ci attenderemmo di vedere in pista o ci aspetterremmo in grado di avere prestazioni da veicoli da corsa. Il motivo è semplice, sono pensati per essere robusti, affidabili e solidi. Il telaio è generalmente un ingombro sia per via del peso che per via della forma quadrata. Inoltre sono vetture generalmente alte, non in grado di mantenere il punto di corda in una curva ad alta velocità. Per questo è sorprendente vedere in che modo l’appassionato d’auto e meccanico britannico Richard Milton sia stato in grado di rendere un Volkswagen Caddy una vera e propria belva da pista.
Intervistato dal portale Living Life Fast – specializzato nella produzione di video su vetture da strata elaborate – Milton ha spiegato di aver impiegato 6, 7 anni per tramutare il furgone tedesco in una vettura ideale per andare in pista. Per ottenere questo risultato ha dovuto alleggerire innanzitutto il telaio e la carrozzeria, riuscendo a guadagnare già così un po’ più di velocità. Quindi ha dotato il Caddy di sospensioni adatte, di un assetto ribassato e di freni in carbonio per reggere le frenate brusche.
Il lavoro principale è stato fatto ovviamente con il motore. Il Caddy montava un un quattro cilindri in linea TDI da 1,6 litri che è stato sostituito con un un cinque cilindri in linea Audi (CZGB) da 2,5 litri turbocompresso in grado di erogare 1320 CV a 3,2 bar (46,4 psi) di spinta. Il nuovo motore ha dato potenza, ma Milton aveva bisogno anche di una migliore erogazione, dunque ha installato un collettore di scarico personalizzato Storm Developments e ECU Syvecs S7+ e degli iniettori da 2600 ID cc.
Una simile potenza bruta andava domata, il rischio era infatti che il Caddy sbandasse in accelerazione e in curva per la troppa potenza. Per questo la potenza generata dal 5 cilindri Audi viene mandata a tutte e quattro le ruote motrici grazie ad una trasmissione a sette velocità DQ500 DSG con differenziale Wavetrac e differenziale posteriore RS3. I mozzi posteriori e anteriori adesso sono RS3, per alleggerire il carico sono stati montati portelloni posteriori e quello centrale in fibra di carbonio.