Non è mica vero che Smart ha inventato la Fortwo, molti anni prima del suo arrivo una famosa casa produttrice che sarebbe stata pioniera nel mondo delle citycar elettriche aveva fatto qualcosa di molto, molto simile!
Avete presente quelle circostanze storiche che vi fanno chiedere cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente? Pocissimi lo sanno ma una casa giapponese molto famosa ha “rischiato” di battere sul tempo il colosso Smart che per quanto stia ormai cambiando registro, è stata fondamentale per l’ideazione della citycar a due posti come la intendiamo oggi in tutto il mondo.
Se ci fermiamo a pensare a quali siano le automobili prodotte negli ultimi anni che hanno cambiato maggiormente il modo di intendere i trasporti privati, non possiamo non considerare la piccola Smart Fortwo tedesca come una delle auto fondamentali per l’ideazione di un nuovo modo di spostarsi. Progettata proprio per fare fronte all’esigenza sempre maggiore di trovare parcheggio e divincolarsi nel traffico di città sempre più congestionate, la piccola vettura è un’icona dei nostri tempi.
In parte per la linea inconfondibile in parte per le caratteristiche dimensioni “tascabili” la Smart Fortwo arrivata alla fine degli anni novanta è stata una delle prime bubble car, quelle automobili di dimensioni minute con soli due posti e in grado di sacrificare comfort e spazio a bordo in favore di un’ottima agilità in una metropoli grande quanto confusionaria, permettendo anche a chi non ha un box auto di trovare sempre parcheggio.
Ora che la Smart si orienta sempre di più verso il mercato dei crossover venendo forse meno alla sua “missione” originaria, viene spontaneo chiedersi se il marchio avrebbe conosciuto lo stesso successo qualora qualche altra ditta rivale avesse ideato una vettura di dimensioni microscopiche prima di lei: alcune case come Opel con la Maxx del 1995 o la giapponese Mitsubishi con un progetto dello stesso anno ci sono andate molto vicine.
La casa nipponica che ha prodotto storici modelli come Eclipse e Lancer ha lanciato anche una delle primissime automobili di questo tipo che si siano mai viste in circolazione: la piccola vettura a due posti che vedete in queste pagine avrebbe potuto soffiare alla casa tedesca lo scettro di regina delle citycar…se solo fosse stata meno paurosa e più lungimirante sulle tendenze di mercato.
Ideata e presentata nel 1995 a pochi mesi di distanza dalla Maxx della Opel, la piccola e sfuggente Mitsubishi Maus – nome che suona molto simile a mouse, quindi topo in inglese – è un’occasione mancata per l’azienda giapponese che avrebbe potuto prendersi il settore delle supermini battendo sul tempo la rivale tedesca, cosa che pe qualche motivo poco noto non avvenne mai.
L’automobile presentata ufficialmente al 31esimo MotorShow di Tokyo di quell’anno era letteralmente una Smart prima che la Smart stesa venisse fondata: l’auto pesante appena 500 chilogrammi vantava un motore a tre cilindri da 500cc, praticamente la cilindrata di una motocicletta, che poteva essere sostituito all’occorrenza da un analogo elettrico. Probabile che da qui, sia nata l’idea per la iMiEV arrivata molti anni dopo.
A bordo la Maus era molto simile ad una Smart ma forse ancora più piccola con una lunghezza di meno di due metri e mezzo che sacrificava praticamente l’intero bagagliaio in favore dell’agilità in città. La casa giapponese per qualche motivo accantonò il progetto senza nemmeno provare a portarlo allo stadio di produzione in serie: un grosso errore strategico, visto cosa è successo qualche anno dopo!
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