Da presunta rivelazione dell’anno a flop che rischia di portarsi dietro un sacco di soldi investiti: così la piccola ditta che voleva cambiare il mondo delle motociclette ha finito per cadere nell’incubo del crac finanziario.
A quanto pare, produrre un mezzo elettrico in questo momento storico molto delicato non è una garanzia di successo. La piccola casa indipendente che aveva fatto parlare davvero molto del suo progetto quando lo ha presentato non è più sulla cresta dell’onda, anzi, rischia di restarci sotto. Tutto questo è partito dall’ultimo modello presentato dal marchio che è stato praticamente ignorato da tutti.
Dalle stelle alle stalle
Fondare un brand di successo nel campo della costruzione di automobili può sembrare uno scherzo stando a tutte quelle pagine ispirazionali su Instagram che riportano citazioni di Elon Musk forse nemmeno mai pensate dal CEO di Tesla che ha avuto l’idea di scommettere un bel po’ di soldi sul progetto prima di vedersi tornare in cambio miliardi e miliardi di guadagno grazie alle sue automobili elettriche ma non è affatto così che funziona.
In realtà, fondare un marchio ora come oggi è un investimento e come tale, è molto rischioso soprattutto perchè se la somma di denaro spesa non si ripaga da sola nel giro di qualche anno, la sorte della vostra casa produttrice è davvero segnata. Sta succedendo proprio questo ad Acrimoto, una casa indipendente nordamericana che sembrava destinata al successo ma ha finito solo per rovinarsi con le sue stesse mani.
Da Arcimoto ad arci-fiasco
Fondata nel 2009 ad Eugene che non è un nostro amico straniero ma il nome di una località in Oregon, stato americano noto per le sue smisurate foreste che ricoprono la sua superficie abitata da quattro milioni di persone, la casa indipendente al momento della sua ideazione aveva tutti gli occhi del mondo addosso soprattutto per il suo modo di pensare fuori dagli schemi rispetto ad altre startapp del genere.
Invece, stando alle ultime notizie che si acquisiscono sul marchio, sembra proprio che Arcimoto sia sempre più vicina al fallimento dopo un decennio scarso di attività. Ma come è possibile che un marchio con tali premesse sia finito così male? Diciamo solo che c’è un buon motivo se negli ultimi anni non avete praticamente mai sentito parlare del brand statunitense.
Situazione disperata
I prodotti del marchio sono quasi esclusivamente costituiti da piccoli mezzi elettrici con tre ruote soprannominati FUV o Fun Utility Vehicle, una sorta di furgoncini con due ruote frontali ed una posteriore completamente eco friendly e capaci di ospitare due persone e trasportare materiali di vario genere che nelle intenzioni del marchio, avrebbero dovuto ricevere molto interesse da parte di aziende private del settore turistico. Cosa che ha fatto salire la quotazione del marchio ad un miliardo ma non è poi effettivamente successa.
La casa che ha iniziato da poco lo sviluppo di un nuovo veicolo capace di prestazioni sportive ha dovuto fermare tutto dopo aver licenziato un centinaio di dipendenti e prodotto appena 252 veicoli negli ultimi sei mesi. Il motivo è la mancanza di ordini e di fondi poiché il tanto agognato inizio della produzione in massa non è mai arrivato. I veicoli che i collaudatori definiscono “divertenti come go-kart sportivi” non hanno fatto breccia nel pubblico.
La casa ha lanciato quello che suona di fatto come un ultimatum per i suoi investitori affermando tramite un portavoce: “Abbiamo interrotto la produzione per tutelarci dal rischio di una bancarotta. Se non arriveranno ordini o altri fondi saremo costretti a cessare le operazioni”. Che brutta fine per un marchio che aveva avuto una grande idea ben prima che l’elettrico divenisse la moda che è ora. Ma così è lo spietato mondo del mercato libero.