Tra le tantissime vetture storiche prodotte dal marchio britannico Aston Martin – famoso per la saga di James Bond oltre tutto – ne spunta fuori una…non esattamente in linea con gli altri prodotti del brand. Ecco perchè.
Costruire un’auto di lusso può essere molto pericoloso, lo sa bene il marchio Maybach che negli ultimi vent’anni ha affrontato una bella crisi finanziaria. Paradossale se pensiamo che con la 5.7 e la 6.2 il brand tedesco ha messo in strada due tra le auto di lusso più esagerate che si siano mai viste al mondo. Una nota casa britannica ha rischiato di fare la stessa fine, tutto per colpa di un’idea troppo fuori di testa…
Idee stupide
La storica casa inglese Aston Martin è famosa per le sue auto sportive che coniugano perfettamente le prestazioni con il lusso più sfrenato. Auto come la Vantage o la DB5 rimarranno per sempre dei must-have per i collezionisti di vetture del genere. A differenza dell’auto di cui parliamo oggi, un progetto così folle che quando uscì sul mercato nel 2011 la stampa inglese impazzì letteralmente!
Parliamo della famigerata Aston Martin Cygnet – letteralmente “cucciolo di cigno” nonostante gli interni della vettura come vedremo “omaggiassero” ben altri volatili – una vettura uscita sul mercato per dimostrare il nuovo “approccio ecologico” del marchio sul mercato. Un marchio che come ricordiamo ad oggi non ha ancora mostrato il suo piano per passare alle emissioni zero entro la deadline del 2035, badate bene.
Il brutto anatroccolo
La Cygnet doveva essere “la prima utilitaria di lusso” del mondo nelle intenzioni di Aston Martin. Già qui c’è un errore di fondo perchè ci risulta che Sbarro abbia costruito la Super Eight ben prima di questa macchina a tre posti. Ma aspettate perchè c’è dell’altro: la Cygnet infatti per un’infelice idea dei progettisti…condivideva il telaio e il design con la Toyota IQ di cui era palesemente un re-branding. Di tutte le auto, proprio una deprimente Toyota low cost a tre posti.
A differenza di progetti come la Smart Brabus che bene o male si fonda sullo stesso principio, la Cygnet non venne accolta bene dalla stampa: sarà per i pacchiani interni in pelle di struzzo che contrastavano in modo odioso con il design della IQ, sarà per il prezzo di ben 30.000 Sterline che rendeva l’auto impossibile da avvicinare per una persona con uno stipendio normale. Voci di corridoio – difficili da smentire – dicono che l’auto sia nata solo per abbassare la media delle emissioni delle auto del marchio!
Damnatio memoriae
La Cygnet venne presentata sul mercato con grande tracotanza da parte di Aston Martin che arrivò ad annunciare che ad avere la priorità sull’acquisto della vettura sarebbero stati i clienti storici del marchio. Nessun problema: ne vennero vendute in media 150 all’anno contro le 4.000 che il marchio si aspettava di piazzare. La vettura è stata così vituperata dalla critica che sulla Wikipedia in lingua inglese non esiste una pagina che porti il suo nome.
Il problema principale dell’auto era insomma la mancanza di appeal, senza contare che producendo un’auto nuova anziché modificare una Toyota la casa inglese avrebbe forse potuto inserire qualcosa di più eccitante del motore da 95 cavalli montato sulla versione di serie. Solo un proprietario pagando una cifra assurda ottenne una versione pesantemente modificata con il V8 da oltre 400 cavalli della Vantage, un mostro davvero interessante.
Come il progetto dell’antenata della Classe A basata sulla Mercedes Benz 190, la Cygnet si rivelò purtroppo un esperimento fallimentare, realizzato con superficialità e forse anche con un po’ di presunzione, a riprova del fatto che non basta appiccicare il marchio storico di una casa su una vettura di fascia inferiore per riscuotere grandi successi sul mercato. Si Lancia Musa e Flavia, stiamo parlando con voi!