Una pessima copia di un mezzo italiano che stavolta non arriva dalla Cina ma dal Giappone, solitamente molto più originale nel design dei propri veicoli. Il confronto è impietoso, eppure, in patria questo mezzo vende bene!
Non c’è cosa più triste di chi copia o comunque prende un po’ troppo spunto dai progetti altrui, dopo tutto anche a scuola gli insegnanti vi dicevano sempre di non copiare, che è meglio sbagliare con la propria testa che con quella degli altri. Nessuno lo ha detto ad una famosa casa giapponese che ha provato a replicare il successo planetario del Piaggio Ape riuscendoci solo in maniera approssimativa…
Tentato plagio
Quando ti viene in mente un’ottima idea il rischio di essere copiato da qualcun altro è sempre concreto. Lo sanno bene i ragazzi della casa italiana Piaggio specializzata in motocicli e tricicli leggeri che da oltre sessant’anni combatte con tentativi di imitazione più o meno palesi dei propri prodotti. Solo un anno fa, alcune pessime imitazioni della classica Vespa erano state fermate all’aeroporto di Linate dai finanzieri della dogana.
Non solo la Vespa ha subito un tentativo di plagio dalla Cina dato che anche il Piaggio Ape, il famoso triciclo a motore utilizzato da commercianti di ogni genere e natura in tutto il mondo per i trasporti leggeri è stato copiato…ma stavolta, non dai cinesi. E’ stato contro tutte le aspettative il Giappone che pure vanta un’industria automobilistica di tutto rispetto a fare la mossa del giaguaro!
Di cosa parliamo?
Ufficialmente, il piccolo Daihatsu Midget uscito di produzione appena una ventina di anni fa, non è ispirato alla Ape bensì al Cushman Truckster, veicolo americano…che ha una somiglianza sospetta con il nostro furgoncino uscito guarda caso sul mercato mondiale ben sei anni prima! Signore e signori, parliamo di una copia di una copia. Non c’è cosa più triste! Ma quale processo ha portato gli ingegneri giapponesi a replicare questo veicolo?
La primissima serie del Midget nasce nel 1957, anno in cui la giapponese Daihatsu propone sul mercato un piccolo mezzo a tre ruote dalle linee arrotondate che strizza l’occhio al triciclo a motore italiano: lo scopo è sempre quello, fornire ai commercianti giapponesi che si muovono in metropoli dalle strade anguste e trafficate un metodo per trasportare merci di ogni tipo senza rimanere imbottigliati nelle code di auto locali.
Lo hanno fatto ancora
Alla casa giapponese però non è bastato plagiare l’Ape una volta: lo hanno fatto una seconda con la generazione due del mezzo uscita nel 1996 e disponibile anche in versione hard top come il Piaggio Porter arrivato negli anni ottanta, una naturale evoluzione dell’Ape che ha riscosso un enorme successo in Italia ma non ha mai raggiunto il livello di popolarità della motoretta.
Ora, la seconda generazione del Midget è leggermente più originale, salta soprattutto all’occhio la ruota di scorta montata sulla parte frontale del veicolo. La somiglianza comunque resta molto sospetta, specie considerando che anche in questo caso tra la costruzione del veicolo italiano e di quello giapponese sono passati circa una decina di anni. Coincidenza? Noi non crediamo molto alle coincidenze.
Apparteniti alla cosiddetta categoria delle kei-cars ossia vetture moderne che rievocano lo stile degli anni cinquanta e sessanta, le Midget II costano parecchio se consideriamo con quale scopo erano nate in origine. Un esemplare in buone condizioni ad oggi si paga anche 6.000 Euro se ha percorso qualche chilometro di troppo. Voi conoscevate questo piccolo veicolo?