Vita dura per gli automobilisti che non solo devono far fronte alle prossime impennate dei prezzi di carburante, dopo che il governo ha dimezzato lo sconto sulle accise. Infatti nel mese di dicembre potremmo ritrovarci davanti alle stazioni di servizio chiuse, con conseguenti disagi per il rifornimento della propria auto.
Dall’inizio del mese di dicembre l’aumento del prezzo alla pompa per benzina e diesel è pari a 12,2 centesimi al litro. Per le casse dello Stato si tratta di un gettito finanziario pari a 317 milioni di euro in più nel solo mse di dicembre, secondo le stime di Assoutenti. Dal 1° dicembre le accise sulla benzina saliranno da 47,84 a 57,84 centesimi al litro, quelle sul gasolio da 36,74 a 46,74 euro al litro, quelle sul Gpl da 18,26 a 26,67 centesimi al litro.
In base ai calcoli del Codacons la benzina in modalità servito arriverà a costare 1,923 euro al litro, mentre il gasolio schizzerà oltre la soglia dei 2 euro al litro. Un pieno di benzina o gasolio potrebbe costare fino a 6,1 euro in più, per le famiglie si tratta di un aggravio di +146,4 euro su base annua. Di conseguenza potrebbe scatenarsi un aumento dell’inflazione, prezzi dei prodotti più alti e quindi una frenata sui consumi.
Lo sciopero dei benzinai in autostrada
Sul piede di guerra ci sono già i benzinai sulle autostrade che preannunciano uno stop di 72 ore consecutive che interesserà tutte le aree di servizio aderenti. Ad aderire allo sciopero sono le associazioni di categoria dei gestori degli impianti autostradali raccolto sotto le sigle Fegica, Anisa, Faib. La chiusura delle pompe in autostrada è prevista dalle ore 22 di martedì 13 dicembre fino alle ore 22 di venerdì 16 dicembre. Il motivo non è però legato al dimezzamento dello sconto sulle accise, ma alla situazione di degrado in cui sono costrette ad operare. Non si parla solo dei distributori di carburante in sé, ma anche dei punti ristoro annessi.
I motivi dello stop
I sindacati di categoria hanno diramato una nota stampa ufficiale per spiegare le motivazioni che spingono a questa grande mobilitazione. Puntando il dito contro la bozza di decreto interministeriale che tende a “preservare un sistema ormai incancrenito che ha consentito, consente e continuerà a consentire prima di tutto alle società concessionarie di godere di ingenti rendite di posizione, lucrate sul bene pubblico“. Inoltre non è stato ancora accettato l’incontro richiesto con il Governo da parte delle categorie di settore. “Tutti i cittadini hanno conosciuto a proprie spese lo stato di abbandono a cui sono state sottoposte le aree di servizio autostradali, sia in termini di prezzi dei carburanti e della ristorazione, del tutto abnormi e fuori mercato, sia in termini di standard qualitativi“.