Tra le varie misure che il governo comandato da Giorgia Meloni vuole inserire nella Manovra c’è anche il taglio delle accise sulla benzina, così da poter ridurre il costo del carburante e permettere agli italiani di spendere meno per gli spostamenti e i trasporti.
Il governo Meloni appena instauratosi al Parlamento in queste settimane sta lavorando per definire le misure che saranno introdotte nella Manovra di bilancio 2023. Tra i vari interventi a cui era chiamato il governo c’erano quelli destinati ad aiutare le fasce più deboli della popolazione in questo momento di crisi economica e inflazione dei costi.
Se per quanto riguarda le misure di incentivo alla crescita del lavoro, si è pensato ad un’uscita soft dal Reddito di Cittadinanza per gli aventi diritto abili al lavoro (otto mesi di ricariche nel 2023 più una proposta di lavoro non rifiutabile se non si vuole perdere il sussidio e la possibilità di guadagno offerta) e una misura di defiscalizzazione per le assunzioni degli under 35, per il caro vita si è optato per una carta spesa rivolta alle famiglie con un reddito inferiore ai 15mila euro annui.
Qual è invece la misura che verrà adottata per abbassare il costo del carburante? Come sappiamo il costo del carburante è soggetto alle fluttuazioni del mercato e dunque dall’aumento del costo del singolo barile di petrolio. Queste fluttuazioni sono legate all’andamento geopolitico del mondo, non solo dunque nei Paesi in cui il petrolio viene raffinato ed estratto, ma anche in quelli in cui il prodotto già raffinato viene acquistato. L’aumento del costo del petrolio influisce anche sui costi di trasporto e di conseguenza su quelli d’acquisto da parte delle pompe di benzina ed infine su quelli rivolti al consumatore.
Le accise sulla benzina
Qui in Italia il costo della benzina è influenzato anche dalla tassazione statale e dalle accise sul carburante. Cosa sono queste accise? L’accisa è un’imposta sulla produzione e la vendita di un prodotto e dunque in questo caso sul carburante. Il primo ad introdurla è stato Benito Mussolini nel 1935 con lo scopo di finanziare la guerra in Abbissinia. Quella particolare imposta adesso non è più in essere, ovviamente, ma sul prezzo finale ne gravano ben 18, che sono le seguenti:
-0,00723 euro per la crisi di Suez del 1956;
-0,00516 euro per il disastro del Vajont del 1963;
-0,00516 euro per ricostruire dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
-0,00516 euro per ricostruire dopo il terremoto del Belice del 1968;
-0,0511 euro per ricostruire dopo il terremoto del Friuli del 1976;
-0,0387 euro per ricostruire dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
-0,114 euro per finanziare la missione in Bosnia del 1996;
-0,02 euro per rinnovare il contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
-0,005 euro per comprare autobus ecologici nel 2005;
-0,0051 euro per affrontare il terremoto dell’Aquila del 2009;
0,0071 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
-0,04 euro per la crisi migratoria dopo le tensioni in Libia del 2011;
-0,0089 euro per contrastare l’alluvione in Liguria e Toscana del 2011;
-0,082 euro per il decreto “Salva Italia” del 2011;
-0,02 euro per ricostruire dopo il terremoto in Emilia del 2012;
-0,005 euro per finanziare il “Bonus gestori” del 2014;
-0,0024 euro per finanziare il “Decreto Fare” sempre del 2014.
Ma quanto pesano oggi giorno queste accise e le tasse applicate alla vendita e alla produzione della benzina sul costo finale? Una volta concluso il taglio sulle accise introdotto ad inizio 2022 e prorogato con i vari decreti aiuto (anche il Quater attuato dall’attuale governo) fino al 31 dicembre 2022, l’incidenza sul costo è del 57%, il che equivale a 1,08 euro a litro. Da anni vari politici promettono di fare un taglio delle accise che sia definitivo e che consenta l’abbassamento del costo del carburante una volta per tutte.
Giorgia Meloni ed il video TikTok sulle accise
Tra le varie proposte di legge che Giorgia Meloni e la maggioranza vuole inserire nella Legge di Bilancio 2023 c’è pure quella del taglio delle accise sui carburanti. Per fare capire a tutti di cosa si tratta, è stato pubblicato qualche ora fa sul suo profilo TikTok di Giorgia Meloni un video, nel quale mostra perché la benzina costa così tanto e perché le accise andrebbero addirittura tolte. Nel video la leader di FdI rifornisce la sua auto di 50 euro, ma al momento di pagare il benzinaio le dice che a lui deve dare solo 15 euro perché il resto va al suo socio: il Fisco. Concluso il siparietto, la premier fa partire un’invettiva contro le accise: “Avete capito? Quando fate 50 euro di benzina, 15 vanno al benzinaio e 35 vanno allo Stato, tra iva e le famosissime accise, delle tasse in alcuni casi vecchissime, certe ce le abbiamo sin da quando hanno inventato il motore a scoppio. 35 su 50 vanno allo Stato Italiano ed è una vergogna!”.
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Il video in questione è chiaramente datato, poiché si tratta di un chiaro video di opposizione al governo, inoltre fa riferimento alle clausole salvaguardia che come sappiamo sono state tolte in periodo di pandemia. Ciò significa che il video in questione è riferito al massimo alla legge di bilancio 2020 approvata a dicembre 2019 e che dunque stiamo parlando di 3 anni fa. Come detto sopra, quest’anno il governo ha già effettuato un taglio sulle accise e questo taglio è stato prorogato per tutto l’anno. A partire dal prossimo, però, non vi è certezza di ciò che verrà fatto, se il taglio sulle accise sarà sempre una misura temporanea o se potrà essere davvero inserito come misura stabile come chiedeva la stessa Meloni ormai diversi anni fa.